60 anni dopo la morte del bandito Salvatore Giuliano (1922-1950, foto a lato), la Procura di Palermo ha riaperto l’inchiesta a carico di ignoti per omicidio e sostituzione di cadavere, incaricando un team di medici legali di riesumare la salma dell’uomo che negli anni del dopoguerra era stato il protagonista della sanguinosa stagione del banditismo in Sicilia.

La riesumazione è avvenuta giovedì 28 ottobre nel cimitero di Montelepre, in provincia di Palermo. Dai resti riesumati gli scienziati stanno estraendo il Dna (una procedura difficile a causa dello stato delle ossa) che sarà poi confrontato con quello dei familiari ancora in vita, per confermare se l’uomo sepolto in quella tomba era davvero Salvatore Giuliano.

Secondo le dichiarazioni che allora avevano rilasciato gli inquirenti, Giuliano era stato ucciso in uno scontro a fuoco con i carabinieri nel cortile di un’abitazione privata a Castelvetrano, il 5 luglio 1950.
Era stato il confronto tra la foto del cadavere e le foto di Salvatore Giuliano da vivo a far nascere le prime domande riguardo alla reale morte del bandito. Anche i famigliari di Giuliano hanno sempre sostenuto che il cadavere nel cortile di Castelvetrano non fosse quello del loro parente, ma piuttosto quello di un uomo che aveva con lui una forte assomiglianza fisica, quasi un sosia.

Il nipote di Salvatore Giuliano, Giuseppe Sciortino Giuliano, ha raccontato di persone che giuravano di aver incontrato Salvatore all’estero dopo il 1950, addirittura lo avevano visto a Montelepre, il suo villaggio natale, in occasione dei funerali di parenti.
“Da familiare mi auguro che quello sepolto nel cimitero di Montelepre non sia mia zio Salvatore Giuliano – ha detto il nipote – Spero che lui sia fuggito e sia riuscito a rifarsi una vita.”
Salvo clamorose fughe di notizie, la verità sull’identità del cadavere nella tomba del cimitero di Montelepre è considerata Segreto di Stato e verrà svelata solo nel 2016. La morte di Salvatore Giuliano è ritenuta “il primo grande mistero della storia della Repubblica italiana”.

Giacomo Tinervia, sindaco di Montelepre spera invece che nella bara ci sia veramente Giuliano: “Lo spero per evitare illazioni che screditano quello che ha fatto lo Stato. Ringrazio comunque i magistrati che hanno avuto coraggio e che vogliono riscrivere la storia. Qualunque sia, però, ricordiamoci sempre che qui è stato sconfitto il banditismo.”

(Fonte: Corriere della Sera, Internet)