Dopo la misera elezione di Micheline Calmy-Rey alla presidenza della Confederazione per il 2011, i parlamentari federali hanno commentato la “batosta” inflitta alla responsabile della diplomazia elvetica in modo diverso, a seconda della loro appartenenza politica. Le esternazioni spaziano dalla “pusillanime resa dei conti”, all'”ipocrisia”, all'”avvertimento” e allo “schiaffo”.

Per la capogruppo socialista Ursula Wyss (BE), il “magro” risultato si spiega con il fatto che certi parlamentari hanno voluto “regolare i loro conti con la ministra degli esteri standosene al coperto”, ciò che le ha fatto perdere voti. Il risultato riflette anche la personalità “ruvida” di Calmy-Rey, che non esita a dire la sua. “Ciò non piace all’UDC”, ha aggiunto Ursula Wyss.

A certi parlamentari borghesi – ha aggiunto – la concordanza non sta a cuore. Ciò che conta – ha proseguito la Wyss – è che l’Assemblea federale abbia eletto Micheline Calmy-Rey al primo turno. Ursula Wyss non crede che i soli 106 voti incamerati dalla ministra degli esteri possano intaccare la sua gestione presidenziale. Il risultato non pregiudicherà nemmeno l’esito delle elezioni federali del prossimo autunno, ha concluso Ursula Wyss.

Dal canto suo, il presidente dei Verdi Ueli Leuenberger (GE) ha biasimato l'”ipocrisia” dei partiti governativi, che hanno promesso il loro appoggio a Calmy-Rey per poi colpirla alle spalle. Egli ha auspicato che la nuova presidente abbia in futuro “più contatti con la popolazione e i gruppi, rispetto agli ultimi tempi”.

Per il presidente del PPD Christophe Darbellay, Micheline Calmy-Rey ha raccolto circa un terzo dei voti dei gruppi di centro-destra. Il risultato va interpretato come una “lezione”: gli attacchi della consigliera federale al PLR e al PPD, come pure la vicenda libica, hanno evidentemente lasciato tracce, ha aggiunto Darbellay, auspicando che nell’anno presidenziale la ministra socialista funga da “fattore di coesione e non di divisione”.

Il consigliere nazionale Hans Fehr (UDC/ZH) ha dichiarato che si è trattato di uno “schiaffo sonoro e meritato” e di un “voto di sfiducia”. Con la sua politica estera, la ministra non ha agito nell’interesse del Paese, ma ha voluto “mettersi in mostra”. Egli ha auspicato che la socialista darà prova di moderazione nel suo anno presidenziale.

Il presidente del PBD Hans Grunder (BE) spera che la socialista tenga conto nel 2011 del cartellino giallo estratto dal parlamento. A suo modo di vedere, il risultato non va sopravvalutato: “a meno di imprevisti, ce se ne dimenticherà ben presto”.

Micheline Calmy-Rey non si scoraggia.
Accolta a Palazzo federale dalla delegazione ginevrina dopo il voto, è apparsa sorridente, ma non ha mancato di denunciare un “intrigo politico”.

Bisogna dimenticare al più presto questo risultato, ha dichiarato alla stampa. “Sarò la presidente di tutti gli svizzeri”, ha sottolineato Calmy-Rey, “e mi sforzerò di difendere la loro sicurezza e il loro benessere durante l’anno di presidenza”.