Paese che vai ……..bunga bunga che trovi. Ma quale severa legge islamica, anche nel regno di Maometto si nasconde una gioventù benestante e per nulla estranea ai passatempi carnali più comuni del mondo occidentale.

È quanto rivela un dispaccio del 18 novembre 2009, inviato dal console americano a Gedda Martin Quinn a diverse sedi diplomatiche statunitensi, al Dipartimento di Stato e alla Cia e oggi pubblicato da leggonline. Martin dà un ampio resoconto degli scatenati party privati frequentati dai giovani sauditi nella residenza del principe Faisal al Thunayan che, «pur non essendo candidato al trono, ha in dotazione una casa, un’auto di lusso, un vitalizio, un’ equipe per la sicurezza personale» e riesce a tener lontana dal luogo del peccato la polizia religiosa. La festa citata nel dispaccio è quella di Halloween 2009: «Oltre la facciata del conservatorismo islamico che regna per le strade, la vita notturna della giovane elite di Gedda cresce e pulsa», è l’introduzione di Quinn, che poi entra nei particolari. Superata la porta d’ingresso della residenza di Faisal e la barriera degli uomini della sicurezza, tutti nigeriani, si accede ad una sorta di mondo parallelo. «L’alcol, severamente proibito dalla legge e dai costumi sauditi è presente in abbondanza in un bar fornito di liquori di marca» occidentale che quando terminano, «sono rimpiazzate da un liquore locale, sadiqi». Nella sala i ragazzi «mascherati ballano in coppia e sui tavoli» al ritmo di musica dance. Non solo.

Tra i «150» invitati, ci sono «molte prostitute» e «cocaina e hashish sono comuni in questo tipo di eventi», racconta il console precisando che in quest’ultimo caso mancano «testimonianze dirette». Sebbene l’ingresso a queste feste sia «strettamente controllato, i giovani invitati, compresi tra i 20 e i 30 non evitano di pubblicizzarle in citta». Ma, gli agenti della Commissione per la promozione della virtù e della prevenzione del vizio chiudono un occhio. Queste feste sono «possibili solo perchè la polizia tiene le distanze solo quando i party includono la presenza o il patrocinio dei reali sauditi e dei loro sudditi più fedeli», spiega il cablogramma ricordando che in Arabia Saudita «ci sono circa 10 mila principi».