Le condizioni di accesso al servizio civile saranno ulteriormente inasprite. Dalla primavera del 2011 verrà reintrodotto un colloquio con i candidati che stanno svolgendo il servizio militare. Per gli altri sarà richiesta una conferma della domanda. Queste misure sono state adottate oggi dal Consiglio federale, su richiesta del parlamento.

Le reclute in servizio che presentano una domanda di ammissione al servizio civile – spiega in una nota il Dipartimento federale della difesa (DDPS) – dovranno d’ora in poi, in un lasso di tempo di quattro settimane, passare un colloquio in un centro di reclutamento per chiarire i motivi della richiesta.

Si cercherà in particolare di capire se la decisione è relativa al servizio militare, a problemi fisici o psichici, se si tratta di una reazione a un determinato avvenimento avvenuto durante il servizio o a problemi di motivazione. In questo caso saranno cercate soluzioni alternative in seno all’esercito, come l’attribuzione di un’altra funzione.

Se tuttavia la recluta farà riferimento inequivocabile a motivi di coscienza, il colloquio sarà interrotto “per evitare che sorga l’impressione che si stia eseguendo un esame di coscienza”. Nel mese di giugno, il Consiglio federale aveva infatti deciso di attenersi al sistema della “prova dell’atto”, secondo cui è sufficiente essere pronto a compiere più giorni di servizio civile rispetto a quello militare per essere ammessi.

Gli altri aspiranti “civilisti” dovranno da parte loro compilare, nel corso di introduzione al servizio civile, un questionario analogo all’intervista prevista per le reclute. Lo scopo della misura è lo stesso, ma in questo caso il Consiglio federale rinuncia ad un colloquio per non creare un carico amministrativo troppo grande.

Altri provvedimenti saranno invece introdotti a partire da febbraio. Il modulo di domanda non sarà più disponibile in rete, ma sarà inviato su richiesta alle persone interessate. Chiunque presenta una domanda deve comunicare all’organo d’esecuzione, dopo quattro settimane dall’inizio del periodo di riflessione, se intende mantenere la domanda.

La libera scelta delle possibilità d’impiego verrà inoltre limitata. In tal modo ogni “civilista” potrà svolgere i propri periodi d’impiego soltanto in due ambiti diversi (p. es. servizi sociali, protezione dell’ambiente). Il periodo d’impiego di lunga durata dovrà poi essere compiuto entro tre anni dall’ammissione al servizio civile. Infine, i rimborsi delle spese per le persone che prestano servizio civile in istituti d’impiego che non possono fornire prestazioni in natura saranno quasi dimezzati.

Il Consiglio federale aveva deciso di agire in questo ambito dopo aver osservato che dall’introduzione della prova dell’atto, nell’aprile 2009, le domande di ammissione al servizio civile erano cresciute esponenzialmente, raggiungendo quota 8’500 in un solo anno. Molti parlamentari erano intervenuti temendo un’emorragia degli effettivi militari.

Erano allora state prese alcune disposizioni, come quella che prevede che chi deposita una domanda di ammissione al servizio civile durante il militare non viene più liberato nei giorni che seguono. Il governo farà un nuovo punto della situazione nel 2011 e deciderà se sia necessario o meno rivedere la legislazione. In questo suo modo di procedere è sostenuto dal Consiglio degli Stati.

Il Nazionale chiede invece misure più restrittive. Con 84 voti contro 74 ha recentemente sostenuto un’iniziativa che prevede la revisione della legge in modo da impedire alle persone che non hanno problemi di coscienza di lasciare il servizio militare. Il ritorno all'”esame di coscienza” non è escluso.