“Gli attuali accordi bilaterali funzionano bene”: così risponde l’Ufficio dell’integrazione DFAE/DFE (UI) alle critiche formulate oggi dal Consiglio dei ministri degli esteri UE alla Svizzera.

L’ufficio ribadisce in una nota la posizione formulata dal governo nella sua “seduta di clausura” sull’Europa lo scorso 18 agosto: “il Consiglio federale è dell’opinione che in questo momento la via bilterale sia lo strumento più adatto a garantire la necessaria convergenza di interessi tra Svizzera e UE”. Che sull’applicazione concreta sorgano spesso discussioni – aggiunge l’UI – è un “fatto normale se si considera l’intensità delle relazioni bilaterali”.

Riguardo alla libera circolazione delle persone, Berna rileva che la Svizzera non è il solo paese che applichi misure di accompagnamento. “Diversi stati membri dell’UE” ne hanno introdotte. Queste misure – aggiunge – sono necessarie per garantire il mantenimento delle condizioni salariali e lavorative in Svizzera. E anche l’UE trae “notevoli vantaggi” dall’accordo.

Anche su “determinati regimi fiscali cantonali” – rileva l’Ufficio – la Svizzera “ha formulato proposte di soluzione costruttive”, che sono state però respinte “da almeno uno Stato membro dell’UE”, nella fattispecie l’Italia. La Svizzera – prosegue – si dimostra costruttiva anche in altri ambiti, ad esempio per quanto riguarda un’eventuale revisione dell’accordo sulla fiscalità del risparmio e si è detta pronta, “a determinate condizioni”, ad avviare un dialogo con l’UE sul codice di condotta relativo all’imposizione delle imprese.

Rispondendo alla richiesta di nuovi contribuiti di coesione, Berna rileva che sostiene i paesi dell’Europa centrale e orientale dall’inizio degli anni Novanta e che da quest’anno i contributi sono stati estesi a Romania e Bulgaria. “A tempo debito e alla luce delle relazioni tra la Svizzera e l’UE nel loro complesso, il Consiglio federale deciderà se continuare a garantire tale sostegno”, tenendo conto delle esperienze fatte finora.