Il rapporto del Consiglio Federale – scrive il TCS – conferma la scarsa lungimiranza delle nostre autorità in materia di trasporti.

Sebbene il necessario risanamento della galleria stradale sia noto da oltre un decennio – si legge nella nota stampa del TCS – le nostre autorità propongono ora la chiusura totale del tunnel transalpino per circa 900 giorni, senza proporre un’alternativa soddisfacente per le regioni colpite. Il TCS chiede che la sicurezza degli utenti sia il criterio determinante per qualsiasi decisione e che gli interessi internazionali, nazionali e regionali siano rispettati.

La sciagura del 2001 nel tunnel del Gottardo


Sicurezza fondamentale per il TCS.

La sicurezza deve essere il criterio fondamentale sul quale una decisione definitiva deve basarsi. Partendo da questo principio, il TCS ricorda che soltanto un secondo tubo può garantire una sicurezza ottimale, in grado di evitare in futuro tragedie come quelle avvenute nella galleria del Monte Bianco (1999) o del San Gottardo (2001). Non va inoltre dimenticato che questi elevati standard di sicurezza sono attualmente già applicati per le gallerie della NFTA, mentre numerose gallerie stradali destinate ai conducenti – potenzialmente più a rischio – ne sono sprovviste.

Raddoppio a due tubi per il TCS é costituzionale
L’utilizzazione di due tubi unidirezionali ad una sola corsia non aumenterà la capacità totale di transito rispetto alla situazione attuale; la Costituzione viene quindi rispettata. Il TCS ha sempre sostenuto la realizzazione di una simile infrastruttura stradale al San Gottardo nell’ambito degli investimenti della Confederazione, soprattutto per motivi di sicurezza. Detto questo, l’esito delle due votazioni popolari su questo tema mostra che l’idea di realizzare un secondo tubo al San Gottardo, prima del risanamento di quello esistente, ha una possibilità di successo soprattutto se le regioni direttamente interessate, in particolare Ticino e Uri, sostengono con decisione quest’opera.

Regioni particolarmente colpite dalla chiusura.

La fattura è particolarmente salata e, stando al rapporto pubblicato CF, sono le regioni del Ticino, della Svizzera centrale, dei Grigioni e del Vallese, che dovranno sopportare le conseguenze. Eppure, la responsabilità del caos preannunciato oggi va ricercata nella negligenza delle nostre autorità in materia di pianificazione delle infrastrutture: 900 giorni di chiusura totale fra il 2020 ed il 2025 per l’unico traforo stradale che collega il Ticino al resto della Svizzera.

Misure accompagnatorie insufficienti
Le misure accompagnatorie previste – trasferimento dei veicoli sulla ferrovia – sono ampiamente insufficienti e non permetteranno di assorbire l’onere del traffico in occasione dell’esodo per le vacanze e dei week-end prolungati. Infatti, la capacità di 600 veicoli all’ora e per ogni direzione (con una frequenza di 8 minuti) è ampiamente superata per quasi 100 giorni all’anno, con punte di 900 veicoli ogni ora (censimento 2007). Code, aumento dell’inquinamento e incidenti sono già sin d’ora programmati lungo questa importante arteria internazionale.