All’indomani del grave attentato contro i fedeli di una chiesa copta ad Alessandria d’Egitto, è interessante parlare brevemente di questo ramo del cattolicesimo, che risale alle chiese orientali antiche.
Una delle principali caratteristiche della Chiesa copta è il non riconoscere la figura del Pontefice di Roma. I copti attribuiscono infatti il titolo di Papa al Patriarca di Alessandria, che attualmente è Shenouda III.

Il termine “copto” deriva dall’arabo qubt, una variazione del termine greco aiguptos, che significa Egitto.
Dopo la conversione di gran parte del popolo egiziano all’Islam, nella seconda metà del 5.secolo, questo termine iniziò a essere usato per indicare gli egiziani cristiani che non si univano in matrimonio con gli invasori arabi.
Nel XX secolo è iniziato ad apparire un senso storico del termine: ogni egiziano è – a dipendenza della sua fede – musulmano copto oppure cristiano copto, poiché entrambi i gruppi di fedeli discendono dagli antichi egiziani.

Fondata nel 1. secolo, la Chiesa copta ha le sue origini nella predicazione di San Marco, il discepolo di Gesù che diffuse il Cristianesimo in Egitto. E’ nel 1973 che la Chiesa cattolica e la Chiesa copta si sono avvicinate, dopo secoli di separazione, con l’incontro fra Papa Paolo VI e il Patriarca Shenuda III, decisi ad avviare un proficuo dialogo teologico.

La Croce simbolo della Chiesa copta è conosciuta anche come Croce di Ankh. La sua forma la fa assomigliare ad una chiave e per questo viene anche chiamata Chiave della vita. E’ visibile sulle antiche pitture che raffigurano le divinità egizie ed è stata rinvenuta nelle tombe dei faraoni.