Il governo cinese sta lentamente creando un mercato internazionale per lo yuan, per ampliarne l’utilizzo a livello commerciale e finanziario anche fuori dalla Cina. Dalla scorsa estate Pechino sta portando avanti a Hong Kong la conversione dello yuan in valuta internazionale, una manovra che potrebbe addirittura cambiare il futuro dei mercati finanziari. L’obiettivo è quello di rendere la moneta cinese indipendente dal dollaro per quanto riguarda gli scambi commerciali e farne, al pari del dollaro, una valuta-riserva mondiale.

Gli abitanti di Hong Kong e gli stranieri residenti nell’ex colonia britannica sono stati autorizzati ad avere conti bancari denominati in yuan e alle società estere è stato permesso il finanziamento diretto in yuan. La prossima tappa sarà la creazione di fondi comuni d’investimento denominati in valuta locale.

Fino all’estate scorsa, per poter svolgere un’attività in Cina le società estere dovevano reperire i capitali in valuta estera e convertirli presso la banca centrale cinese. Il finanziamento direttamente in yuan non era possibile.
Con questo sistema la banca centrale di Pechino vedeva aumentare sempre più le sue riserve in valuta estera e al contempo esponeva le imprese estere al rischio del cambio, il che ha portato alla necessità di creare un mercato internazionale dove reperire finanziamenti direttamente in yuan. Pechino ha creato questo mercato a Hong Kong per poter beneficiare dell’avanzato sistema legislativo dell’ex colonia e riuscire a mantenere la situazione sotto controllo.
Oggi, seppur con alcune limitazioni, le imprese estere possono ottenere finanziamenti ed emettere obbligazioni in valuta cinese. All’appello hanno risposto anche due grosse aziende del calibro di McDonald’s e Caterpillar.

Dallo scorso luglio, qualunque società internazionale ha la possibilità di aprire conti bancari in yuan a Hong Kong. La conversione dei depositi in valuta cinese è lentamente aumentata, stimolando la creazione di prodotti finanziari in yuan. Questa valuta “chiusa” ha dunque iniziato ad aprirsi, con la conseguente rapida crescita dei depositi presso le banche di Hong Kong e dei volumi commerciali in moneta cinese.
Quello iniziato nell’ex colonia britannica è una sorta di esperimento per testare il mercato: se darà buoni risultati verrà allargato a tutto il territorio cinese.

(Fonte: Il Sole 24Ore)