Il fenomeno WikiLeaks? Una classica tempesta in un bicchiere d’acqua. Ciò sia detto senza voler urtare la sensibilità di nessuno, e soprattutto la buona fede degli ammiratori del metodo WikiLeaks – sorta di novelli cercatori del “Santo Graal”, il che spiegherebbe tutto il rumore ed il furore a livello planetario che ha accompagnato le performances di Julian Assange e compagni.

Con uno sguardo critico, oggettivo e possibilmente distaccato dobbiamo riconoscere che questa lotta per una supposta totale trasparenza dell’ informazione- che avrebbe dovuto e potuto svelare i segreti e i misteri del potere e degli accadimenti del mondo – non ha portato a nulla. Dovremmo forse sorprenderci di tutto ciò? Nella sostanza i segreti “diplomatici” emersi dalla loro parte in ombra si sono rivelati della stessa natura di quelli della loro parte visibile e conosciuta, da sempre. La nostra fervida immaginazione ne ha sicuramente sofferto. Poco male. Certo, qualche sorpresa si è avuta dalle rivelazioni di WikiLeaks. Soprattutto laddove si è appurato ed evidenziato che tutti parlano male di tutti – e sarebbe peraltro giusto ed onesto anche sottolineare il fatto assolutamente ininfluente che, qui, mai avremmo osato immaginare tanto.
Resta il fatto che ciò che ha maggiormente imbarazzato alcuni ha, al contempo, lasciato nella più totale indifferenza gli altri: i giudizi di valore, i ritratti e i profili di personaggi noti e meno noti, le descrizioni nonché le considerazioni più trite, ovvie e grezze intorno a situazioni, progetti, intese e relazioni.

Ma forse non tutto è inutile. Qualcosa infatti abbiamo tutti imparato. E cioè che nei rapporti fra le persone – diplomatici e non, istituzionali e non – ciò che muove le opinioni e le riflessioni dei singoli individui e permette loro di fare in qualche modo il loro lavoro di analisi e ricerca del senso e delle motivazioni che muovono gli accadimenti del mondo, ciò che permette tutto ciò (il riconoscimento della verità che sta dietro le persone e le situazioni) è il fatto che il loro lavoro possa essere protetto dalla discrezione. Pertanto, nella fattispecie, è il segreto e non una trasparenza idealizzata ed utopica ciò che garantisce la qualità e la sincerità degli scambi di informazioni, nella certezza della fiducia reciproca. Al di fuori di ciò non vi può essere nessun vero impegno personale, nessuna sincera volontà di osare una qualsiasi comunicazione, un tentativo di analisi o di previsione possibile; giusta o sbagliata che sia. La strada verso la verità, la trasparenza, la giustizia, la libertà, la conoscenza ed il bene è infatti un’altra, e non passa certo da WidiLeaks.
Una volta passata l’infatuazione e la presunta innovazione veicolata dal fenomeno, una volta guarite le ferite, l’affare WikiLeaks avrà perlomeno avuto il merito di aver messo in evidenza tutto ciò. E nient’altro.

Dr. med. Orlando Del Don
Medico e docente universitario
Bellinzona, 7 gennaio 2011