Lunedì mattina un uomo si è cosparso di benzina e si è dato fuoco di fronte al Parlamento del Cairo, la capitale egiziana. La polizia ha spento le fiamme e l’uomo è stato portato in ospedale in stato di choc e con gran parte del corpo ustionato. Un gesto disperato del tutto simile a quello del venditore ambulante di frutta che in Tunisia si era dato fuoco quando la polizia gli aveva requisito il carretto con la mercanzia. Un gesto che era stato all’origine della sommossa che ha portato alla partenza dal paese del presidente Ben Ali (fuggito in Arabia Saudita).

Come in Tunisia anche in Egitto la classe medio-bassa vive oppressa dal carovita, dalla mancanza di lavoro, dalla censura, dalla mancanza di alloggi e da una povertà cronica . Problemi questi che colpiscono gran parte della popolazione del Medio Oriente e del Nord Africa. Il timore è che quanto accaduto in Tunisia possa essere preso da esempio in altri paesi islamici, i cui governi hanno proibito alla stampa e alla televisione di riportare le notizie dei disordini avvenuti nel paese nord africano.

In Algeria sono quattro le persone (uomini di età compresa fra i 26 e i 53 anni) che si sono date fuoco di fronte a edifici dell’amministrazione pubblica. Nessuno di loro aveva un lavoro e a uno di essi era appena stata rifiutata la domanda per un appartamento.
Bruciare sino a morire è un modo di porre fine alla propria vita molto insolito per i musulmani, che durante tutta la vita cercano di adottare un comportamento che, dopo la morte, li risparmi dalle eterne fiamme dell’Inferno, in cui credono fermamente. Scegliere di morire arsi vivi è sicuramente il più evidente segno della disperazione in cui versa gran parte di questa gente.

Disordini si stanno verificando anche in Giordania, dove nel fine settimana migliaia di persone sono scese nelle strade per protestare. Il motivo della protesta è sempre lo stesso: il carovita e la disoccupazione. La folla marciava gridando slogan contro il primo ministro Samir Rifai ma non vi sono state le scene di violenza che si sono avute in Tunisia.
In risposta alle manifestazioni, il governo giordano ha deciso di abbassare il prezzo di cibo e benzina e ha stanziato i fondi necessari per sfamare gratuitamente almeno 7 milioni di persone prive di mezzi di sussistenza. Ha inoltre promesso di creare nuovi posti di lavoro.