L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa di Strasburgo sta discutendo il rapporto di Dick Marty sul presunto traffico di organi in Kosovo e in Albania alla fine degli anni novanta ai danni di prigionieri serbi.
In questa vicenda sarebbe coinvolto in prima persona l’attuale premier kossovaro Hashim Thaci, all’epoca leader degli indipendentisti albanesi dell’Uck.


A chi, come l’Albania, ha attaccato il rapporto asserendo che non contiene altro che accuse infondate, Marty ha risposto sostenendo di “aver trovato i testimoni” e che le “loro ricostruzioni sono attendibili”.
I testimoni sono tuttavia riluttanti a intervenire in un procedimento giudiziario in quanto temono per la loro incolumità. A questo proposito il Consigliere agli Stati ticinese sostiene che tale paura sia giustificata, in particolare se si tiene conto della scandalosa situazione della protezione dei testimoni dei crimini di guerra nei paesi dell’ex Jugoslavia, messa in luce in un altro rapporto di cui l’Assemblea europea discuterà domani.
I parlamentari del Consiglio d’Europa hanno favorevolmente accolto il lavoro di Marty e durante il dibattito hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta internazionale alla quale dovranno collaborare anche le autorità kossovare. Alcuni parlamentari hanno comunque domandato che le indagini non compromettano i futuri negoziati tra Serbia e Kosovo.

Nel documento di 27 pagine, Dick Marty punta il dito contro il cosiddetto “Gruppo di Drenica”, che comprendeva diversi dirigenti dell’Uck, tra i quali figura appunto Thaci, il quale respinge però ogni addebito.
Più in dettaglio, il rapporto afferma che “molti indizi confermano che alla fine del conflitto armato, prima che le forze internazionali avessero potuto ristabilire l’ordine e la legalità, organi sono stati prelevati in una clinica in territorio albanese vicino a Fushë Krujë”, a nord di Tirana.
Si trattava principalmente di un commercio di reni prelevati da prigionieri che poi venivano giustiziati. I loro organi venivano spediti all’estero per il trapianto.
“Le vittime erano serbi e albanesi del Kosovo considerati traditori o membri di gruppi rivali – ha detto Marty, che nel suo rapporto si rammarica del fatto che le organizzazioni internazionali attive in Kosovo dopo l’estate del 1999 abbiano privilegiato un approccio politico pragmatico, senza procedere a un esame approfondito delle accuse. Il ticinese raccomanda pertanto alla Missione europea di polizia e giustizia (Eulex) di indagare in modo approfondito sul caso.

Marty ha comunque ricordato di non aver mai detto che Thaci sia direttamente stato coinvolto nel traffico di organi, ma ha sottolineato che è difficile credere che non ne abbia mai sentito parlare.
Il Kosovo non è uno Stato membro del Consiglio d’Europa, ma Thaci, in una lettera inviata all’organizzazione, ha assicurato che il suo governo “coopererà pienamente” a un’inchiesta trasparente e indipendente la quale “permetterà di dimostrare che queste accuse sono prive di fondamento”.

I parlamentari del Consiglio d’Europa dovranno pronunciarsi tra poco su un progetto di risoluzione che chiede in particolare alle autorità albanesi e all’amministrazione del Kosovo di collaborare completamente con l’Eulex e con le autorità serbe, in modo da far luce sui crimini commessi in Kosovo e nel nord dell’Albania.
L’accusa di un traffico di organi espiantati a prigionieri di guerra serbi era già stata lanciata nel 2008 da Carla Del Ponte, ex procuratrice del Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia, nel suo libro”La caccia. Io e i criminali di guerra.”

Intanto oggi l’autorevole quotidiano britannico “Guardian” accusa Thaci di essere uno dei “pesci grossi” della criminalità organizzata in Kosovo. Il giornale di Londra aggiunge che un altro dei maggiori esponenti sarebbe Dzavit Haliti, uno dei più stretti collaboratori di Thaci.
Le accuse sarebbero contenute in un documento riservato della Nato al quale il “Guardian” ha avuto accesso. Da parte sua, la tv pubblica serba Rts afferma che tali informazioni sono la prova che gli americani e le altre forze occidentali erano a conoscenza dei contatti di Thaci con la criminalità kosovara.