La piazza ha parlato e Mubarak ha fatto un mezzo passo indietro. Ieri due milioni di persone al Cairo e decine di migliaia in altre città egiziane hanno detto chiaro e forte che vogliono vedere la fine del regime trentennale di Hosni Mubarak.
In diretta televisiva l’82enne presidente ha annunciato che non si ricandiderà per la sesta volta alle elezioni ma che per evitare il caos vuole gestire in prima persona la transizione fino alle prossime presidenziali, previste per l’autunno.




Un annuncio che la piazza, l’opposizione e anche il presidente americano Barack Obama hanno giudicato insufficiente a far rientrare la protesta anti-regime.

La chiamata a raccolta degli organizzatori della rivolta, che avevano chiesto agli egiziani di scendere in strada a milioni per mostrare al mondo al compattezza e la consistenza numerica del movimento, ha comunque raggiunto un primo risultato.
“Lo dico in tutta sincerità e senza tener conto della situazione attuale: non avevo intenzione di presentarmi per un nuovo mandato presidenziale – ha detto Mubarak cercando di limitare l’impressione di una cacciata determinata dalla piazza.
Ha poi aggiunto che non lascerà l’Egitto fuggendo in esilio come l’ex-presidente tunisino Ben Ali. “Questo è il mio paese e ci resterò fino alla morte – ha affermato, parlando poi del suo progetto di transizione che ha in primo piano la riforma costituzionale sulle candidature per la presidenza e sulla durata del mandato presidenziale.
Pur dando atto ai giovani di aver espresso richieste legittime il presidente ha denunciato le violenze che hanno creato il caos e ha accusato l’opposizione di aver gettato benzina sul fuoco: una situazione che impone di scegliere fra caos o stabilità.