Le relazioni svizzere con l’Italia e in particolare con il ministro Tremonti non si possono certamente definire idilliache. Nemmeno la recente visita di Frattini a Berna ha sciolto in qualche modo il nodo dei rapporti bilaterali.
Vero é che né il ministro italiano Franco Frattini né tanto meno Micheline Calmy Rey erano i rappresentanti del dipartimento competente a risolvere la matassa di un Giulio Tremonti impegolato a racimolare capitali per sostenere il bilancio italiano.

Stamane al Centro studi bancari di Vezia, in occasione della presentazione dello studio della KPMG “Defining the future of Swiss private banking”, anche la ministra delle finanze ticinesi é intervenuta sul tema, definendo le relazioni con la vicina penisola problematiche e rammaricandosi che Berna non abbia ancora riavviato i negoziati con l’Italia per la revisione dell’accordo contro la doppia imposizione, nonostante le pressioni esercitate dal cantone.
Una sorta di ammissione, per certi versi, di una scarsa considerazione di cui gode il nostro cantone a Berna. Un problema conosciuto, tanto da spingere il Consiglio di Stato a nominare una sorta di “ambasciatore” a palazzo federale, nella speranza di scardinare il portone della stanza dei bottoni.

Il settore finanziario ticinese gode di un futuro meno problematico di quanto si possa pensare – ha dichiarato Sadis – un settore molto importante per l’intera economia del cantone e il Governo ticinese presta grande attenzione alla sua evoluzione.