Mancano pochi giorni alla decisione popolare sull’iniziativa abolizionista delle armi e, al di là delle convinzioni personali di ognuno di noi, è utile reiterare alcuni punti. È,infatti, innegabile che questa iniziativa, togliendo l’arma d’ordinanza al cittadino soldato, fragilizzi il nostro esercito di milizia con l’obiettivo, neppure tanto nascosto, di abolirlo a medio termine (basti guardare chi sostiene l’iniziativa per rendersene conto). Tutto questo contribuisce ad alterare, penalizzandolo seriamente, un rapporto di fiducia fra stato e cittadino importante e fondamentale per la nostra democrazia elvetica.

Questa iniziativa, è bene ribadirlo anche a chi continua a mentire volutamente e pervicacemente, non colpisce solo l’arma d’ordinanza, ma coinvolge tutte le persone che detengono legalmente delle armi, ossia i tiratori, i cacciatori, i collezionisti ecc., con l’introduzione di una clausola del bisogno e dell’idoneità. Da un sistema di autorizzazione salvo eccezioni si passerebbe ad un sistema di divieto salvo autorizzazioni, un cambiamento di paradigma importante per le libertà e i valori del nostro paese. E allora, per favore, si evitino le pantomime e non si venga subdolamente a dire che questa iniziativa è moderata e tocca delle tradizioni ormai superate!

L’obiettivo dell’iniziativa, si dice, è quello di evitare e prevenire morti violente, contro se stessi e contro terzi. Obiettivo nobile e certo condivisibile, per sostenere il quale sono però stati utilizzati studi pilotati ad arte -che intendevano provare la correlazione diretta fra presenza di armi legali in casa e violenza- e privi di basi scientifiche, come hanno dimostrato diversi esperti, medici e osservatori. Sarebbe invece opportuno guardare dati -questi sì- reali di paesi che, dopo aver introdotto norme severissime in materia di armi, hanno addirittura visto aumentare crimini e violenza. L’Inghilterra, per esempio, da quando a metà degli anni ’90 ha introdotto un vero e proprio disarmo ha accusato una crescita impressionante di violenza. Nessuna considerazione è invece stata fatta sulle cause di certe situazioni.

Durante questa campagna, mi spiace dirlo proprio nel quarantesimo anniversario del diritto di voto alle donne in Svizzera, la figura femminile è stata talvolta utilizzata in modo distorto e strumentale, giocando sulle presunte fragilità e mancanza di autonomia della donna, il tutto per veicolare messaggi falsi. In ambito di parità di diritti, le donne svizzere hanno fatto passi importanti e non sono certo paragonabili alle drammatiche situazioni che subiscono le donne di molte parti del mondo!

Nelle ultime settimane, poi, si è fatto largo uso – ed abuso- di frasi ed espressioni ad effetto e a grande impatto emotivo, del tipo “la vita non ha prezzo” e “anche una sola morte violenta è una morte di troppo”. Ogni morte violenta (di qualunque tipo sia) è certamente un evento tragico, tuttavia gli squilibri, la violenza e il dramma personale di pochi non possono e non devono legittimare una limitazione della libertà di tutti i cittadini. Questa è un’impostazione arbitraria e profondamente ingiusta che, se prendesse davvero piede, spalancherebbe la porta ad uno stato di divieti generalizzati (che dire dell’utilizzo di utensili domestici, come i coltelli, o di autoveicoli, anch’essi spesso portatori di morte? ), con gravi conseguenze per la nostra società e per i nostri valori . È questo che vogliamo? Credo proprio di no e allora votiamo NO a questa iniziativa.

Iris Canonica
già deputata in GC