In Egitto i generali che hanno preso in mano il potere dopo le dimissioni del presidente Hosni Mubarak stanno iniziando a mostrare il loro vero volto, consolidando il controllo del paese e preparandosi a vietare scioperi e ulteriori dimostrazioni.
I capi delle forze armate hanno sospeso la Costituzione e sciolto il Parlamento. Hanno promesso che vi saranno elezioni libere e regolari, ma ancora non vi sono scadenze precise: l’esercito resterà al potere “per un periodo limitato di sei mesi o sino alla fine delle elezioni per la Camera alta e bassa del Parlamento e le elezioni presidenziali. Non esiterà a usare la forza contro chi fomenterà caos e disordini.”

Oggi i generali si riuniranno per decidere quali ordini emanare alfine di impedire o reprimere ulteriori proteste e riportare l’ordine e la disciplina fra la gente. In effetti, è dallo scorso 25 gennaio, da quando era iniziata la rivolta contro il regime, che in Egitto nessuno, o quasi, va più a lavorare. Né sembra che si tornerà presto al lavoro: i lavoratori in tutto il paese chiedono ora contratti migliori. Anche le forze di polizia hanno chiesto un aumento dei salari.

Al momento non è neppure dato di sapere quale contributo o partecipazione di personalità della società civile ci sarà nella fase di emendamento delle leggi durante il periodo di transizione. Il nuovo governo nominato da Mubarak nei giorni della protesta continuerà a governare, sottomettendo le leggi ai vertici militari per la loro approvazione.