I pacchi di dolciumi mandati ai bambini della Corea del Nord per festeggiare il compleanno di Kim Jong-il nascondono l’incapacità del regime di dare cibo a sufficienza all’80% dei suoi 23 milioni di abitanti.

Come ogni anno i piccoli nord-coreani hanno ricevuto un pacco di dolciumi per celebrare il compleanno del loro “caro leader”. Nella capitale Pyongyang i festeggiamenti per i 69 anni di Kim Jong-il hanno raggiunto l’apice quando all’autocrate è stata regalata una splendida begonia creata appositamente per l’occorrenza.
Trionfali festeggiamenti che celano però una realtà dolorosa : la carestia che da oltre due anni attanaglia il paese. Non grave come quella che aveva colpito il paese negli anni 1990, quando centinaia di migliaia di persone erano morte di fame, ma abbastanza grave da costringere lo sprezzante regime dittatoriale di Kim Jong-il a piegarsi e a chiedere aiuto alle Nazioni Unite.

Un team di esperti dell’Onu è giunto nel paese per valutare la situazione. Quello che hanno visto non è rassicurante : oltre ad aver appurato che gli abitanti di un’intera regione, il nord dell’Hamkyung, non hanno ricevuto le annuali razioni di riso e mais distribuite in occasione del compleanno di Kim Jong-il (segno tangibile dei tempi), hanno constatato che almeno l’80% dei 23 milioni di abitanti del paese asiatico non ha cibo a sufficienza.
La situazione nel paese è andata peggiorando dal 2008, da quando il nuovo governo di stampo conservatore salito al potere nella Corea del Sud ha interrotto la fornitura annuale al Nord di centinaia di migliaia di tonnellate di riso, mais e concime per l’agricoltura.

Il regime di Pyongyang è preoccupato anche perchè l’emergenza alimentare complica la successione dinastica lanciata ufficialmente lo scorso settembre e che vede come successore il terzo figlio del dittatore, Kim Jong-un. Il giovane, 28 anni, sa che il regime non è in grado di rispettare il suo obiettivo, quello di fare della Corea del Nord un paese prospero entro il 2012, anno in cui si celebrerà il centenario di suo nonno, Kim Il-sung.
Una sconfitta per il regime, soprattutto di fronte ad una popolazione esangue sempre più tentata dall’idea di emigrare in Cina o nella vicina e “paradisiaca” Corea del Sud.

(Fonte : Le Figaro.fr)