L’aviazione spara sulla folla, gli stranieri evacuano mentre si dimette il ministro della giustizia


Il vice-ambasciatore libico all’ONU ha invocato un intervento internazionale contro quello che ha definito “un genocidio” perpetrato dal regime di Tripoli e ha chiesto che venga istituita una No fly zone su Tripoli.
Lo riferisce la BBC nel suo sito internet. Secondo l’emittente britannica, l’intera delegazione libica presso le Nazioni Unite ha chiesto un’azione internazionale.
Sempre secondo la stessa fonte, la TV di stato libica riferisce intanto che Seif al Islam, uno dei figli del leader libico Muammar Gheddafi, ha ordinato la costituzione di una commissione d’inchiesta sulle violenze, capeggiata da un giudice libico e con la partecipazione di organizzazioni libiche e straniere che si battono per i diritti umani.

Diverse città in mano agli insorti
Secondo la Federazione internazionale dei diritti umani (FIDH) diverse città libiche fra cui Bengasi e Sirte sono cadute in mano ai dimostranti in seguito a defezioni nell’esercito. La stessa Federazione ha avanzato la cifra di 300-400 morti in seguito agli scontri avvenuti in questi giorni.
Secondo una fonte medica, la città di Bengasi sarebbe sì caduta in mano ai rivoltosi ma i combattimenti non sono cessati ed in ospedale continuano ad affluire i feriti.
Secondo il giornale libico Quryna delle manifestazioni antigovernative sarebbero in corso anche nella città di Ras Lanuf dove si trova una raffineria di petrolio.

Brucia la Libia