Nei giorni scorsi il CdS ha stabilito le deroghe per le aperture straordinarie dei negozi.
Al proposito ha suscitato polemiche la decisione di non concedere l’apertura il 19 marzo, festa di San Giuseppe, che quest’anno cade di sabato. Da notare che in Italia i negozi, nella data indicata, saranno aperti.

La decisione di non concedere la deroga per sabato 19 marzo lascia perplessi.
Da un lato in questo inizio 2011 i commerci ticinesi, per lo meno quelli di dimensioni ridotte, si trovano in difficoltà. Manca la clientela italiana, specie quella facoltosa, che, a seguito dei fiscovelox e di altre misure analoghe, ha rinunciato a fare acquisti in Ticino. Il calo dell’affluenza turistica non giova inoltre al commercio.
C’è dunque da temere che a questa situazione possa far seguito la perdita di posti di lavoro, oltre che di gettito fiscale. I licenziamenti rischiano di colpire, in prima linea, il personale residente in Ticino (in quanto costa più di quello frontaliero).
I commercianti stimano che le entrate di un’apertura straordinaria il 19 marzo potrebbero “valere” 40 posti di lavoro.

A ciò si aggiunge l’aspetto turistico.
Il direttore di Svizzera turismo Jürg Schmid, durante una recente visita a Lugano, ha indicato come “criticità” del Ticino la mancanza di flessibilità nelle aperture dei negozi, che spinge i turisti verso i commerci della vicina Penisola.
Certo è che far trovare ai turisti i negozi chiusi il 19 marzo non gioverà alla promozione turistica del nostro Cantone, creando malcontento nei visitatori e portando ulteriore danno in una situazione già poco rosea.
Costituirà per contro un regalo ai negozi, grandi e piccoli, della fascia italiana di confine, verso cui si indirizzeranno peraltro anche i ticinesi, ritenuto che, per chi lavora, non ci sono molte alternative al sabato per la spesa settimanale. In effetti trovare i negozi aperti di sabato è una richiesta dei residenti, prima ancora che dei turisti.

E’ ovviamente essenziale tutelare i diritti dei lavoratori nel ramo del commercio, come in tutti gli altri settori professionali; e in molti ambiti il lavoro durante i giorni festivi è la regola.

Mal si comprende come le esigenze delle parti in gioco (lavoratori e commercianti) – esigenze che invero coincidono su molti punti, a partire dalla necessità di preservare gli impieghi – possano invece apparire inconciliabili al punto da indurre il CdS a decretare che le saracinesche dovranno restare abbassate durante un sabato nella stagione turistica, come è il caso del 19 marzo.

Chiedo pertanto al lod. Consiglio di Stato:

– Come valuta il CdS le conseguenze dei negozi chiusi il 19 marzo dal profilo turistico?
– E’ davvero stato fatto tutto il possibile per trovare una soluzione che conciliasse i vari interessi in gioco evitando che, in un giorno “strategico”, i negozi restassero chiusi?
– Non reputa il CdS che i negozi chiusi il 19 marzo costituiscano un improvvido regalo ai commerci d’Oltreconfine (che già possono beneficiare del vantaggio dell’euro basso) attirando verso di essi clientela ticinese, che potrebbe in seguito abituarsi alla trasferta?
– Il CdS, nella sua decisione, ritiene di aver approfondito a sufficienza la difficile situazione contingente dei commerci, e l’aspetto occupazionale delle deroghe per aperture festive?

Con la massima stima
Lorenzo Quadri