La situazione al Terminal 1 dell’aeroporto milanese della Malpensa è tornata normale, dopo che stamani erano stati chiusi i check in e bloccati i voli in partenza a seguito di una sparatoria che aveva coinvolto un poliziotto e un uomo di nazionalità tunisina.
L’area dei check in è stata riaperta e i passeggeri hanno ripreso le operazioni d’imbarco. Malgrado diversi ritardi, tutti gli aerei che erano stati fermati sulla pista hanno potuto prendere il volo.

L’uomo era giunto in aeroporto in maniera assai rocambolesca a bordo di una vettura di grossa cilindrata, una Hyundai Tucson rubata in mattinata a Cerro Maggiore nel Milanese. Con la vettura aveva sfondato una vetrata della zona partenze al Terminal 1, ne era sceso e armato di coltello si era scontrato dapprima con un dipendente dell’aeroporto e poi con un carabiniere, finché un agente gli ha sparato. Ferito a un piede è stato portato all’ospedale di Gallarate.

In precedenza si era detto che l’uomo fosse giunto in fretta e furia allo scalo per impedire alla moglie di imbarcarsi su un volo, ma ora risulta che con lui sul Suv rubato c’era anche la moglie, di nazionalità italiana e i loro tre piccoli figli.
La famiglia risiede a Ceriano Laghetto, in provincia di Monza. Fra i coniugi sarebbe scoppiato un furioso litigio e la rabbia avrebbe portato il tunisino a perdere il controllo dell’auto e a finire contro la vetrata del Terminal.

Ovviamente, come sempre accade in Italia, le istanze partitiche si sono subito messe davanti ai microfoni per far sentire le loro dichiarazioni.
Il capogruppo del Pd in commissione Trasporti alla Camera Michele Meta ha parlato di “gravissime falle nella sicurezza dell’aeroporto internazionale, obiettivo sensibile come pochi altri nel paese” e ha chiesto al ministro Maroni di spiegare quanto prima in Parlamento cosa sia accaduto e soprattutto come sia stato possibile per un cittadino comune vulnerare così facilmente con la propria automobile il check in del terminal 1 di Malpensa.