Dopo il 10 aprile, l’assetto politico che uscirà dalle urne del Ticino sarà inevitabilmente modificato, considerando che ben tre ministri non si ripresenteranno. In vista delle imminenti elezioni cantonali Ticinolive.ch avvia una tournée di interviste ad alcuni candidati. Nelle prossime settimane pubblicheremo le risposte che gentilmente ci hanno fatto pervenire.

Ai candidati sono state poste domande in tutte le salse e sui temi più disparati. Noi ora entriamo nello specifico, il modo migliore per conoscerli.

Iniziamo oggi da Manuele Bertoli, Candidato al Consiglio di Stato per il PS.


TL: Quali sono, secondo lei, le tre sfide più importanti per il nuovo Consiglio di Stato? Quali ritiene saranno le tre priorità del nuovo Gran Consiglio?

MB: Il Consiglio di Stato dovrà gettare le basi per il dopo Alptransit, che modificherà la mobilità in Ticino ed aprirà nuovi scenari economici, dovrà risolvere il problema della divisione del Cantone in due parti, un nord debole e un sud forte, dovrà scegliere le priorità negli investimenti in un contesto di finanze in rosso.
Il Gran Consiglio sarà chiamato anch’esso ad occuparsi di questi temi, ma dovrà anche decidere sul risanamento della cassa pensioni, sulla politica ospedaliera, su un nuovo passo nelle aggregazioni, soprattutto negli agglomerati, sulla politica energetica.

TL: Ritiene che l’attuale apparato statale e parastatale del nostro cantone sia adeguato ed efficiente? Oppure pensa che sia necessario un riesame, parziale o radicale?

MB: Un apparato con migliaia di dipendenti e una spesa annua miliardaria necessita di un riesame costante e continuo, sia delle cose che fa’, sia di come le fa’. Non credo molto alle grandi operazioni, modello A2000/Arthur Andersen, ma piuttosto alla necessità di lavorare costantemente per orientare l’organizzazione e la sua attività verso l’utenza, rispondendo alle domande: questa cosa per chi la facciamo? Possiamo farla meglio? Abbiamo bisogno di più risorse o dobbiamo organizzare meglio quelle che abbiamo?

TL: Quali saranno i temi per i quali lei si batterà prioritariamente?

MB: Se sarò eletto in Consiglio di Stato dipenderà innanzitutto dal Dipartimento di attribuzione, ma come membro del collegio sarò attento alle politiche di coesione, quelle che permettono a tutti di non sentirsi esclusi e che non dividono i cittadini in persone di serie A e di serie B. Sosterrò le scelte che razionalizzano le risposte alla popolazione, in definitiva che migliorano il servizio e il rapporto tra Stato e società.

TL: Si parla spesso di quote rosa in Gran Consiglio. Ritiene sia meglio votare un candidato perché è valido oppure garantire una giusta ripartizione al gentil sesso?

MB: Ritengo che il primato debba essere dato alla competenza dei candidati, ma credo che le quote, perlomeno transitoriamente per qualche legislatura, siano un buon mezzo per progredire verso una giusta rappresentazione della società, dove il Ticino è molto in ritardo.

TL: Considera un tema preoccupante la paventata chiusura del tunnel del San Gottardo per circa 900 giorni? Se no, perché? Se sì, cosa spera potranno fare in merito il governo e il parlamento del Ticino?

MB: Se, come sembra, questa chiusura è necessaria, ritengo che si debba sfruttare questa occasione a nostro vantaggio. Quando accadrà ci sarà anche Alptransit, quindi si potrà usare questo periodo per spingere ancor di più le merci dalla strada alla ferrovia. Dovremo andare a Berna a chiedere finanziamenti importanti per accompagnare la chiusura, da usare per promuovere un Ticino che vuole liberarsi dal traffico, soprattutto da quello di transito. Dovremo insistere sulla borsa dei transiti alpini. Inutile dire che sono contrario al raddoppio del Gottardo, che va nella direzione inversa.

TL: A cicli regolari torna in auge la discussione sul maggioritario e sul proporzionale. Chi ha il maggioritario vuole tornare al proporzionale (vedi canton Grigioni) e vice versa. Come vede la situazione in Ticino?

MB: E’ un tormentone senza grande senso. Il nostro sistema politico funziona abbastanza bene, non lo vorrei modificare, se non per la reintroduzione del meccanismo della congiunzione delle liste, abolito dal 2007 per le elezioni cantonali e comunali.

TL: Fisco, un tema che tocca direttamente il portamonete dei contribuenti ticinesi. Lei è favorevole o contrario alla diminuzione del carico fiscale? Ritiene che i single siano fiscalmente discriminati?

MB: Ridurre le tasse è una bella cosa, ma poi mancano le risorse per politiche essenziali. Oggi le cifre dicono che non c’è il margine per una simile riduzione, a meno di mettersi paraocchi ideologici. Per questo dico che chi vuole tagliare le tasse deve dire anche dove vuole tagliare nelle prestazioni dello Stato.
Quanto ai single, rilevo che a suo tempo si decise di aiutare fiscalmente le famiglie, ovviamente con l’effetto di scavare un fossato tra pressione fiscale delle famiglie e dei single. Ridurre oggi le tasse ai single significherebbe ritornare su questa decisione, a meno di ridurle ulteriormente anche alle famiglie, ma poi si entrerebbe in un circolo vizioso.

TL: Oltre 16mila cittadini del Ticino sono privi della copertura di cassa malati. Come pensa possa essere affrontato questo spinoso problema?

MB: Le Camere federali hanno accolto una modifica della LAMal che ha eliminato la sospensione dalle cure per queste persone, il che è una cosa buona. Tocca prima di tutto alle casse malati cercare di incassare i premi non pagati, perché loro sono i creditori, e solo in un secondo tempo tocca allo Stato intervenire, quando si è verificato che non ci sono soldi. Certo che se ognuno pagasse in base alla sua capacità finanziaria molti di questi problemi sparirebbero: io sono da sempre per una cassa unica nazionale con premi proporzionali al reddito.

TL: Dato che la Svizzera è costantemente presa di mira da più parti per i motivi più disparati, il Ticino che sponsorizza il carbone in Germania non teme di innescare una ritorsione da parte dell’élite politica tedesca a causa di aspetti ecologici? Ritorsioni che potrebbero avere conseguenze sulla politica estera della Svizzera?

MB: Non credo che il problema del carbone vada messo in questi termini. Si tratta, una volta per tutte, di decidere se si vuole fare passi avanti verso le energie pulite o no. Facendo conti sul breve periodo il risultato è che non si cambia mai, dal carbone, ma anche dal nucleare, non si esce mai, mentre la decisione è strategica e di principio. Poi va accompagnata, prima di tutto con un intenso lavoro sul risparmio energetico.

TL: L’Osservatorio del turismo, una creazione recente, va ad aggiungersi alle strutture dell’Ente turistico ticinese e ai vari enti turistici regionali. Secondo lei questa nuova istituzione risponde a una necessità effettiva? Oppure ritiene che sarebbe stato meglio destinare altrove questi fondi?

MB: Credo che in questo ambito – non è l’unico – sia determinante conoscere a fondo i bisogni del turista potenziale e i nostri punti di forza e debolezza per fare un buon lavoro. Altrimenti si naviga a vista, si tira a campare, cosa che è sempre negativa. Se l’osservatorio saprà essere all’altezza di questo compito, se saprà capire i cambiamenti delle esigenze turistiche che si profileranno, come spero, sarà stato un buon investimento.

TL: Ritiene che il tema del Piano di Magadino riguardi solamente il Locarnese e il Bellinzonese oppure concerne l’intero cantone? Condivide l’idea di inserire un Parco sul Piano o pensa che possa esserci il pericolo di un Parco che diventi limitativo al futuro sviluppo di questa zona?

MB: Il territorio riguarda tutti e il parco sul Piano di Magadino va promosso e sostenuto. Discutendone a fondo, confrontandosi sui modelli possibili, ma è una bella opportunità. A maggior ragione lo sono i progetti di parchi nazionali.

TL: La politica accusa la stampa di strumentalizzarla e di causare una perdita di valori e un decadimento morale e di stile, sull’esempio di paesi vicini a noi. Ritiene sia un’accusa giustificata?

MB: La politica ha bisogno della stampa e la stampa della politica. Ogni tanto l’una invade il terreno dell’altra, la politica quando pretende dalla stampa che dica questo o quello, la stampa quando gonfia questioni piccole ma succose mediaticamente e ignora cose importanti ma difficili da vendere ai lettori. Penso che il gossip politico abbia preso molto spazio anche da noi, che non aiuti la partecipazione democratica, ma ho sempre rispettato i giornalisti che fanno il loro mestiere. Se poi un giornale non mi piace, beh, non lo leggo.

TL: Il mondo evolve e oggi in molti paesi alle coppie gay è permesso adottare dei bambini. Lei cosa ne pensa ?

MB: Partendo dalla necessità di mettersi prima di tutto dalla parte dei bambini, non credo che in questa valutazione si debba considerare adatto all’adozione il solo modello della famiglia standard. Se così fosse sarebbero ammessi ad adottare solo i benestanti, sarebbero tagliate fuori le persone sole, io stesso, che sono padre naturale e adottivo, magari sarei stato scartato perché cieco. Non sono contrario all’adozione da parte di coppie gay e credo che, come per tutte le adozioni, la valutazione debba essere fatta caso per caso, magari in maniera più approfondita di quanto mi pare si faccia oggi.

Per conoscere ancora meglio Manuele Bertoli visitate il suo sito http://www.vederepercredere.ch/

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