Dave Duerson, ex giocatore di football americano di 50 anni si è suicidato il 17 febbraio scorso sparandosi una pallottola nel cuore, a Sunny Isles, in Florida.
Pare che oltre a diversi problemi di salute avesse problemi finanziari. Nel suo messaggio d’addio all’ex moglie e al figlio ha lasciato la richiesta di consegnare il suo cervello alla Banca del cervello della NFL, la lega americana di football (per questo si era sparato al cuore e non in testa, per lasciare un cervello intatto).

Dave era stato una stella del football. Aveva vinto due volte il campionato con i Chicago Bears e con i New York Giants e poi, nel 1993, si era ritirato dalle competizioni. Era membro di una speciale commissione che la NFL aveva costituito – su sua richiesta – nel 2007 per valutare le affermazioni di ex giocatori che constatavano l’apparire, verso i 40 anni, di disturbi cerebrali quali perdita di memoria, intensi mal di testa e in diversi casi demenza precoce.

Dave Duerson era affetto da feroci emicranie e da una saltuaria difficoltà nel parlare. Riteneva di essere affetto da encefalopatia traumatica cronica, una degenerazione cerebrale che affligge un gran numero di ex giocatori di football.
Per questo ha chiesto che il suo cervello venga esaminato dal laboratorio del cervello della FNL, per appurare la veridicità dei suoi sospetti.
Negli Stati Uniti il football è uno sport dove brutalità e sregolatezza regnano alla grande. Anche se protetti da un solido casco e malgrado le vistose imbottiture della divisa, quando si scontrano a piena velocità i giocatori si fanno male e i colpi che ricevono alla testa e al collo sono ben peggiori di quelli della boxe.

Oltre a questo, quasi tutti i giocatori di football americano (sport che negli Stati Uniti è considerato una sorta di religione) fanno ricorso a sostanze dopanti. Un’inchiesta condotta da un team di scienziati dell’Università del North Carolina ha mostrato che proprio a seguito dell’assunzione massiccia di sostanze illegali almeno il 20% degli ex giocatori di football soffre di una grave forma di depressione. Inoltre, un recente rapporto della FNL stabilisce che per la combinazione dei fattori citati in precedenza i giocatori di football rischiano di soffrire di demenza precoce in una misura 19 volte maggiore rispetto alla media nazionale.

(Fonte: Le Monde.fr/Chicago Sun-Times)