Il sopravvento di Thanatos su Eros si intravvede subito, dal primo minuto. Non permette di respirare, ammutolisce, attraverso scenari intensi e primi piani che svelano i pensieri dietro i volti delle protagoniste, la prima ballerina Nina (Natalie Portman), la rivale Lily (Mila Kuris), la madre.

Tutto si svolge oltre le barriere del visibile. La scelta del coreografo Leroy (Vincent Cassel), e non poteva essere altrimenti, cade su Nina, che possiede tutte le caratteristiche fisiche per diventare protagonista del balletto ed interprete del doppio ruolo di cigno bianco-innocente e nero-sensuale: ovale del viso perfetto, labbra ben disegnate, portamento e regalità del capo, fisico asciutto e movimenti aggraziati.
Perfezione, o quasi. Le manca ciò che invece abbonda, quasi stride e assume toni di lascivia, in Lily, cioè sensualità. Leroy è esigente con Nina, vuole toglierle l’ansia, le chiede di capire cosa è il sesso, che in fondo è la domanda originaria, quella sull’essere: (Sexe – Sais que c’est? Sexe est, ce excès, c’est le sexe – Sai cos’è? Sesso è, questo eccesso, è il sesso). Quel passo in più, quell’eccesso che le manca per essere perfetta.

Lei è perduta. E da qui si snoda il percorso di perversione mentale di Nina. Ciò che ha subito passivamente finora, il comportamento protettivo ed ossessivo della madre con le sue frustrazioni di ballerina mancata, la rabbia dell’ex prima ballerina, le invidie e gelosie delle altre ballerine e in modo particolare di Lily, sublimate dal suo senso di perversione, la portano alla totale mancanza di fiducia nel suo essere donna in senso completo. Ed ecco che il compito che le ha dato Leroy – di cui si è innamorata nel frattempo – la condurrà irrimediabilmente, attraverso il suo percorso mentale malato e scoprendosi man mano a guardarsi allo specchio come se vedesse un’estranea e non come la vedono gli altri, mentre invece sente la sua mano, ed è sua anche nell’atto di usarla, a raggiungere il culmine dell’orgasmo attraverso la morte, in una stupenda interpretazione del cigno nero.

G. Magro