Il pagamento di un risarcimento a Hannibal Gheddafi per le fotografie „rubate“ della sua breve carcerazione a Ginevra nell’estate 2008 continua a suscitare ampie discussioni nel mondo politico svizzero, dove alcuni non esitano a definirlo il pagamento di un riscatto, come fa apertamente la consigliera nazionale Hildegard Fässler (PS), per la liberazione di Max Göldi.

Poca trasparenza, una certa reticenza, smentite e poi conferme sono le critiche che la stampa svizzera riprende oggi nei confronti della Presidente della Confederazione.

Ulrich Schlüer dell’UDC accusa Micheline Calmy-Rey di scarsa chiarezza per avere sostenuto davanti alla comissione di politica estera che il denaro era stato congelato e che sarebbe stato versato a Gheddafi solo quando sarebbe stato identificata la persona che consegnò alla stampa le fotografie segnaletiche.

Il consigliere agli stati PLR Peter Briner afferma che Calmy-Rey informò in realtà la commissione nell’autunno scorso del pagamento del risarcimento a Hannibal Gheddafi con la clausola di destinare il denaro a fini umanitari.
Calmy Rey motivò la decisione di versare l’indennizzo al figlio del dittatore libico con la impossibilità di risalire al responsabile della divulgazione delle foto. Inoltre si sarebbe trattato di un gesto di buona volontà (riscatto?) verso la Libia per agevolare la liberazione dell’ingegnere di ABB.
Il Dipartimento degli esteri – afferma – ha cercato di tenere nascosto il pagamento dell’indennizzo con l’obiettivo di favorire una rapida soluzione della crisi degli ostaggi in Libia.

fonte rsi