Il 2 maggio il presidente americano Barack Obama annuncia trionfante che Osama Bin Laden, ex alleato degli Stati Uniti, famigerato capo di al Qaeda, mente dei più sanguinosi attentati degli ultimi 20 anni, l’uomo più ricercato sul pianeta, è stato ucciso nella notte di domenica da un commando delle forze speciali della Marina statunitense.

Dall’alba di lunedì la notizia viene riportata a livello mondiale e data per certa. Nel pomeriggio però cominciano ad emergere i primi dubbi circa la sua autenticità. Dubbi che sono andati rafforzandosi e che fanno pensare che una volta ancora gli Stati Uniti abbiano messo in piedi una colossale bugia.

Stando a quanto si leggeva ieri sulla stampa statunitense, il Pentagono sospettava che Bin Laden si trovasse in Pakistan, nella cittadina di Abbottabad, dal 2006. In questi anni governo, CIA e forze speciali avrebbero discretamente sorvegliato la zona per accertare l’identità degli occupanti della villetta, attendendo il momento migliore per intervenire.
Washington non avrebbe informato il governo pachistano in quanto temeva che Islamabad facesse il doppio gioco e avvertisse Bin Laden del pericolo. Per lo stesso motivo non avrebbe fatto sapere nulla dell’operazione di domenica notte.
In una successiva dichiarazione la Casa Bianca conferma che Bin Laden era tenuto sotto stretta sorveglianza da 8 mesi, mentre si preparava con cura l’operazione per catturarlo.

Lunedì, il primo resoconto del Pentagono riporta che al momento dell’attacco Bin Laden era armato, protetto da guardie del corpo e che si era difeso ingaggiando un conflitto a fuoco.
Martedì arriva invece una nuova versione da parte del portavoce della Casa Bianca, Jay Carney: “Bin Laden non era armato.”

Il consigliere per l’antiterrorismo John Brennan ha prima parlato di un Bin Laden impaurito che si era fatto scudo con la giovane moglie yemenita e che questa era stata uccisa. Dopo 24 ore Brennan aveva già smentito tutto: la moglie di Bin Laden aveva volontariamente cercato di proteggere il marito e nello scontro a fuoco era rimasta solamente ferita ad una gamba.

Leon Panetta, direttore della CIA, ha spiegato che il commando era autorizzato a uccidere. Se però Bin Laden si fosse arreso sarebbe stato arrestato e condotto in un posto sicuro per essere interrogato. Le dichiarazioni del ministro della Difesa Eric Holder assicuravano invece che il piano era di ucciderlo, farlo prigioniero era fuori discussione.
Secondo Panetta, pur disarmato Bin Laden ha opposto resistenza e per questo è stato ucciso. Pare invece, secondo la testimonianza di una delle figlie del terrorista, che si fosse arresto e poi giustiziato a sangue freddo.

Arriva poi una notizia da fonti delle forze di sicurezza pachistante secondo cui Bin Laden è stato ucciso da una delle sue guardie del corpo.

Stamani ecco la notizia che Barack Obama ha deciso di non diffondere le foto del cadavere. Due i motivi: evitare di far arrabbiare ancor di più gli esagitati islamici e perché l’America non ha bisogno di esibire alcun trofeo di guerra. Sempre stamani sui media appaiono però le foto dei cadaveri di tre uomini che sarebbero stati nel covo di Abbottabad insieme a Bin Laden.
Il presidente statunitense ha anche ribadito che il test del DNA conferma l’identità del cadavere e che comunque sarà reso pubblico un resoconto scritto “del funerale secondo i canoni della religione islamica” di Bin Laden, prima che il suo corpo venisse immerso nel mare.

Chi scrive crede che l’11 settembre 2001 le cose non siano andate proprio come dice il governo di Washington. Dunque questo scritto è senz’altro di parte. Se però avessi ragione resta da capire il motivo di questa incredibile messa in scena, con la quale si sta prendendo in giro il mondo intero.
E’ una brutta storia, un’accozzaglia di dichiarazioni, smentite, verità, bugie, il solito pasticcio all’americana, uno dei tanti già accaduti e sicuramente non l’ultimo.

Rave