Sabato 7 maggio si è svolta a Berna l’assemblea generale del Nuovo movimento europeo Svizzera (NUMES), organizzazione interpartitica il cui obiettivo dichiarato è l’adesione della Svizzera all’Unione europea.
Nel corso dell’assemblea, la presidente Christa Markwalder (PLR) ha annunciato che è giunta l’ora per la Svizzera di fare una scelta, di abbandonare la via bilaterale e di diventare membro attivo dell’UE. A suo dire, attualmente la Svizzera è un membro passivo dell’UE e non può difendere efficacemente le proprie posizioni. Al contrario, aderendo all’UE la Svizzera potrebbe difendere i propri interessi codecidendo in seno alle istituzioni europee.
Per curiosità, ho visitato il sito del movimento e vi ho trovato tante belle parole condite da una buona dose di demagogia: con la cittadinanza europea gli svizzeri otterrebbero nuovi diritti democratici, potrebbero farsi eleggere nel Parlamento europeo, nonché lanciare petizioni (e sottolineo il termine petizioni) per chiedere al Parlamento di proporre leggi.
Bisognerebbe ricordare al NUMES che in base al numero di abitanti, la Svizzera potrebbe avere circa 18 deputati nel Parlamento europeo su oltre 700, contando tanto quanto la Bulgaria, e che il popolo svizzero dispone già di strumenti democratici come l’iniziativa popolare, molto più avanzati di una petizione!
È ora di fare una scelta, certo. Ma questa scelta deve portarci a rifiutare qualsiasi accordo con l’UE che limiti la sovranità del nostro paese e sottometta il diritto svizzero a quello europeo. L’unica strada percorribile è quella della negoziazione di nuovi accordi che siano davvero bilaterali, di cui anche il nostro paese possa beneficiare, e il ritiro immediato della domanda di adesione all’UE che ancora attende nei cassetti di Palazzo federale e che movimenti come il NUMES vorrebbero rispolverare.

Luca Paltenghi
Segretario generale Giovani UDC Svizzera