Presentata nella forma generica da Gianni Guidicelli e Fiorenzo Dadò

I fenomeni di degenerazione dei metodi e delle condizioni di lavoro denunciati dai sindacati nel settore edile, mettono ulteriormente in discussione le norme che regolano la concessione degli appalti pubblici.
Il criterio principale del minor offerente, alla prova dei fatti, più che a far giocare la concorrenza in modo sano, porta a cercare di contenere le offerte attraverso l’appello a ditte estere, a forme flessibili di impiego della manodopera e a metodi di lavoro che erano sinora sconosciute alle nostre latitudini. Il fenomeno del subappalto spesso degenera in subappalti a catena di cui più nessuno ha il controllo.

Questa situazione, oltre che a creare disagio alla manodopera occupata e ai fenomeni di vero e proprio sfruttamento denunciati in questi giorni, non è sicuramente soddisfacente per gli enti pubblici appaltanti. Il presunto risparmio sull’opera che si ritiene di realizzare tramite l’appalto al minor offerente, spesso non si realizza o, peggio, genera ulteriori oneri alla collettività che è chiamata a coprire oneri sociali e salari non pagati da ditte che appaiono e scompaiono lasciando spesso buchi finanziari.
Viene inoltre a mancare l’effetto benefico sull’economia locale.

Alla luce di questa preoccupante situazione ritengo sia indispensabile rivedere le disposizioni della Legge sulle commesse pubbliche che permettano di eliminare, o almeno contenere, i fenomeni descritti in precedenza.

Credo sia pure opportuno riflettere sul criterio del minor prezzo a favore del miglior prezzo, che deve avere quali componenti anche gli effetti delle ricadute locali delle commesse pubbliche.
In fondo anche nel settore edile si potrebbe ragionare in un’ottica di “filiera corta” o di “chilometro 0” proprio per favorire maggiormente l’economia e l’imprenditorialità locale, che ha anche dei criteri di sostenibilità ecologica.

Con la presente iniziativa generica chiedo che la Legge sulle commesse pubbliche venga rivista tenendo in considerazione i seguenti aspetti:

– criterio del “miglior” prezzo, anziché del “minor” prezzo
– vietare il subappalto o, in via subordinata, permettere un solo subappalto e rendere responsabile il subappaltatore e il committente
– considerare nei criteri di valutazione l’indotto generato dalle ditte locali quali i salari versati, le imposte pagate, eccetera
– appaltare lavori pubblici a ditte che hanno una struttura sufficiente per far fronte all’appalto stesso e che non sono state costitute unicamente per ottenere l’appalto.

Gianni Guidicelli e Fiorenzo Dadò