Con grande probabilità anche il nostro Cantone si accinge ad intraprendere la procedura per autorizzare l’abbattimento di un lupo. I capi predati accertati sono al momento 15 ma tanti, troppi a nostro avviso sono ancora i capi dispersi da più di una settimana.
Pur rispettando le posizioni di simpatia o meno nei confronti di questo grande predatore, la scelta di procedere all’abbattimento di un lupo va affrontata in base ad elementi oggettivi e non alle emozioni.

In passato i fautori del ritorno incondizionato del lupo sminuivano i nostri numerosi interventi affermando che di fatto pochissimi erano gli animali uccisi dal lupo e di conseguenza le nostre preoccupazioni erano infondate ed inconsistenti.
Una frase come questa l’abbiamo letta chissà quante volte sui giornali e altrettante volte sentita sollevarsi dai soliti banchi del Gran Consiglio.

Personalmente ritengo, ma sicuramente anche il ceto agricolo condivide, che già un solo attacco di lupo richiede l’espressione della massima solidarietà nei confronti della famiglia contadina colpita.
Le nostre aziende di montagna di dimensioni modeste e con un numero d’animali contenuto al punto che spesso ad ogni capo è assegnato un nome, se sono confrontate con la presenza di questo grande predatore si trovano in una situazione di totale incertezza, a dover recuperare le carcasse dilaniate dei loro animali e a dover rinchiudere in stalla il gregge terrorizzato e difficile da condurre in un periodo dove dopo un lungo inverno i germogli e le erbe fresche la fanno da padrone.

Il ceto agricolo rurale è abituato ad affrontare le sfide che la natura gli impone e quindi anche nel caso del lupo ha fatto bene a muoversi per tempo e a non sottovalutare le insidie.
I numerosi atti parlamentari inoltrati e la petizione “via il lupo dalle nostre valli” hanno fatto sì che il parlamento si occupasse in modo serio della problematica. E proprio il parlamento che sicuramente non è composto da agricoltori ha potuto toccare con mano la realtà dell’allevamento di montagna e comprendere che nel nostro cantone il ritorno del lupo sarebbe nefasto.
Con una struttura aziendale piccola che opera in un territorio disperso e spezzettato tra boschi e rocce è impensabile riuscire a contrastare con misure di prevenzioni la presenza di questo intelligentissimo predatore. Sarebbe una sfida impari non permettere di difendersi ad aziende che strappano alla montagna il foraggio alla base d’alimenti di un livello qualitativo oggi quasi più riscontrabile. Aziende che assicurano paesaggi attrattivi anche nelle regioni più discoste del cantone.

Il lupo oggi sull’arco alpino non ha praticamente più nemici mentre l’agricoltura soffre già parecchio gli effetti dell’apertura delle frontiere che comprimono i ricavi e quindi lasciano poco spazio a chi ha costi di produzione elevati per le difficoltà dei territori da gestire.
In questi giorni d’esuberante primavera un’intera regione è sotto scacco per la presenza di questo predatore.
Per le aziende che contro natura devono rinchiudere i loro animali in stalla e che si apprestano a salire sugli alpi vanno date al più presto chiare risposte anche in segno di riconoscimento di una realtà oggi da ritenersi eccezionale.

Cleto Ferrari, Segretario Unione Contadini Ticinesi