Warning: Attempt to read property "post_excerpt" on null in /home/clients/d43697fba9b448981cd8cd1cb3390402/web/content/themes/newsup/single.php on line 88

Nella votazione del prossimo 5 giugno la popolazione del Cantone Ticino deve decidere
del proprio futuro energetico
.

L’auspicio primo è che venga operata una scelta serena e razionale a partire dalla reale posta in gioco, e non da fattori che in precedenza hanno condizionato le operazioni.
Se è doveroso ammettere che nella fase antecedente ci sono stati anche errori, sarebbe però illusorio, e anche pericolo, pensare che con un secco colpo di spugna si possa sanare tutto in modo indolore per la popolazione cantonale.
E veniamo alla reale posta in gioco: da un lato abbiamo l’iniziativa che propugna un’AET senza carbone, ma con un’uscita precipitosa dalla centrale di Lünen entro il 2015.
Dall’altro abbiamo il controprogetto, sostenuto dalla maggioranza del Gran Consiglio e del Governo, che pure postula l’uscita dal carbone, ma vuole fare le cose con ponderazione e nei tempi dovuti.
Il secondo auspicio, a questo punto, è che la scelta popolare sia improntata alla razionalità e non alla proiezione di aspirazioni interessanti ma affrettate, oppure condizionata dalla difesa, per principio, di scelte di indirizzo operate nell’immediato passato.

E ora qualche dettaglio. Oggi il Ticino produce una quantità di energia elettrica maggiore rispetto al consumo cantonale. Tuttavia il 60% della produzione idroelettrica ticinese appartiene a ditte d’Oltralpe. Solamente nel 2035 sarà possibile per il Cantone Ticino riscattare tre grossi impianti idroelettrici dell’OFIMA, attivi in Valle Maggia, che producono praticamente la stessa quantità di energia che il Ticino ricava dalla centrale di Lünen.
Questo riscatto consentirà al Ticino, nel 2035, di rinunciare totalmente all’energia nucleare e a quella prodotta da sostanze fossili come il carbone. Giocoforza concludere che tra il 2015 e il 2035 vi è in ogni modo un periodo di transizione energetica da gestire con attenzione e razionalità. Il controprogetto prevede inoltre un fondo per lo sviluppo delle nuove energie rinnovabili (eolico, fotovoltaico ecc.) e per il risparmio energetico.
Sull’arco di 20 anni il fondo verserà sussidi per un minimo di 100 milioni di franchi sino a un massimo di 160 milioni di franchi, che consentiranno di apportare progressi tecnici in questo ambito e di promuove posti di lavoro in Ticino. Progressi assolutamente necessari, se si pensa, ad esempio, che oggi l’energia fotovoltaica costa 4-5 volte quanto quella normale.

L’iniziativa popolare presenta almeno tre difetti congeniti che si traducono in altrettanti effetti controproducenti.
Il primo: obbligando l’Azienda elettrica ticinese a svendere la propria partecipazione alla centrale di Lünen (un impianto – è bene ricordarlo – di nuova generazione, voluto dal governo socialista e verde tedesco) crea una perdita finanziaria milionaria.
Il secondo: di fatto – perchè non c’è un’alternativa razionale e soprattutto praticabile – costringe ad approvvigionarsi sul libero mercato elettrico, acquistando energia di provenienza nucleare oppure di origine fossile, derivante da impianti vetusti, quindi maggiormente inquinanti.
Il terzo: l’energia acquistata sul libero mercato è più cara; ciò che danneggerebbe le aziende e costringerebbe i consumatori ticinesi ad accollarsi costi diretti maggiori in un momento in cui le economie domestiche sono già alle prese con incrementi di spesa in vari settori del vivere quotidiano.
Per assicurare un futuro energetico sereno al Paese, è pertanto auspicabile un voto a favore del controprogetto, distanziandosi dall’iniziativa “Per AET senza carbone”, certamente generosa per certi versi, ma che oggi non può offrire una risposta basata sulla razionalità.