La conferma che l’uomo arrestato giovedì mattina è proprio Ratko Mladic è stata data poco dopo le 13:00 dal presidente della Serbia Boris Tadic, durante una affollata conferenza stampa. “La cattura di Mladic – ha detto – chiude un periodo doloroso della nostra storia.”

Tadic non ha reso noti i dettagli della cattura ma stando a quanto affermato dalla televisione di Stato, l’arresto è avvenuto a Lazarevo, un villaggio nel nord della Serbia
Il governo di Belgrado ha avviato le pratiche per l’estradizione. Mladic comparirà di fronte al Tribunale penale internazionale dell’Aja, dove verrà giudicato per l’accusa di genocidio, crimini contro l’umanità e violazione delle leggi di guerra durante il conflitto nell’ex Jugoslavia. Nell’estate del 1995 avrebbe ordinato il massacro di 8’000 bosniaci musulmani a Srebrenica, nell’est della Bosnia. Inoltre avrebbe ordinato altre esecuzioni di massa durante l’assedio di Sarajevo (1992-1995).

Proprio oggi il Tribunale penale internazionale dell’Aja per la ex Jugoslavia ha trasmesso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu un rapporto dove denuncia gli sforzi insufficienti della Serbia nelle indagini per catturare Mladic.
Interrogato dai giornalisti sulla strana coincidenza di questo rapporto e l’arresto di Mladic, il presidente Tadic si è limitato a dire che la cattura dell’ex generale è il risultato di una stretta collaborazione fra la Serbia e il tribunale dell’Aja. A proteggere la sua latitanza erano rimasti solo i famigliari e pochi fedeli. La sua cattura era solo questione di tempo.

Adesso rimane da scovare l’altro grande latitante della guerra nei Balcani negli anni ’90, Goran Hadzic, ex presidente della Repubblica serba della Krajina. Anche nei suoi confronti è stato emesso un ordine di cattura da parte del TPI dell’Aja.