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Oltre a quello di Christine Lagarde, ministro francese dell’economia, vi sono diversi nomi interessanti nella lista dei candidati al posto che fu di Dominique Strauss Kahn.

Christine Lagarde, 55 anni, sembra essere quella che ha più possibilità di diventare il prossimo direttore generale del Fondo monetario internazionale.
Un problema potrebbe sorgere dal fatto che in concomitanza con l’annuncio della sua candidatura è rispuntata con prepotenza l’accusa a suo carico di abuso di potere. Un’accusa che le viene mossa per come ha gestito l’indennizzo dell’ex imprenditore Bernard Tapie nella vicenda (che risale al 1993) della vendita di Adidas da parte del Credit Lyonnais.

A contendere il posto a Lagarde, ai primi posti ci sono Didier Reynders, 52 anni, ministro belga delle Finanze e Augustin Carstens, 52 anni pure lui e governatore della Banca del Messico. A sfavore di quest’ultimo potrebbe esserci il fatto che vi è già un messicano al vertice dell’Ocse, Angel Gurria.

Grigori Marchenko, capo della Banca centrale del Kazakhistan, viene proposto dalla Comunità degli Stati indipendenti ( i paesi dell’ex blocco sovietico ad eccezione di Estonia, Lettonia, Lituania e Georgia). Marchenko è anche stato il consigliere economico del capo dello Stato kazako, Noursoultan Nazarbaïev.

Fra i meno papabili, ma comunque interessati alla carica c’è l’ex ministro turco delle finanze Kamal Dervis, una figura nota nelle istituzioni internazionali, già amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. Dervis ha accumulato la sua esperienza in oltre vent’anni passati alla Banca mondiale. A suo favore potrebbe esserci il fatto che rappresenta un paese emergente membro del G20 e vicino all’Europa

Il posto di candidato ufficiale interessa anche a Duvvuri Subbarao, governatore della Banca centrale indiana, a Tharman Shanmugaratnam, ministro delle finanze di Singapore, a Trevor Manuel, 55enne ex ministro delle finanze del Sud Africa e allo statunitense Stanley Fischer, 67enne governatore della Banca d’Israele.

Fischer ottiene più degli altri candidati il pieno appoggio del governo di Washington, il quale punta ad un direttore generale statunitense.
A suo favore vi è anche l’esperienza del Fondo, essendo stato primo direttore generale aggiunto del Fmi dal 1994 al 2001. A suo sfavore vi è lo stesso problema che potrebbe chiudere le porte al messicano Augustin Carstens, ossia la nazionalità. Gli Stati Uniti controllano infatti già la presidenza della Banca mondiale.

(Fonte: Challenges.fr)