Il Consiglio di Stato ticinese auspica che dopo le dichiarazioni favorevoli alla ripresa del dialogo con la Svizzera, l’Italia mostri concretezza e si adoperi per togliere il nostro paese dalla lista nera dei paradisi fiscali e rilanciare le trattative bilaterali per l’aggiornamento della convenzione contro la doppia imposizione.

Lo scorso 25 maggio il Consiglio di Stato aveva scritto alla presidente della Confederazione Micheline Calmy Rey chiedendole un intervento presso il governo italiano e presso il ministro dell’economia Giulio Tremonti, che viene accusato di aver operato in maniera scorretta sino a rendere tesi oltremisura i rapporti fra i due paesi.
Al governo federale i Consiglieri di Stato hanno anche chiesto un’opinione riguardo all’eventuale blocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, una misura di ritorsione nei confronti dell’Italia considerata comunque con prudenza dalla Consigliera Laura Sadis.

“Tecnicamente il Ticino avrebbe la possibilità di bloccare i versamenti, ma senza alcuna competenza formale – ha detto la presidente del Consiglio di Stato – perché si tratta di un accordo internazionale di cui il Cantone è esecutore. Non fa parte della tradizione istituzionale svizzera non ossequiare gli impegni assunti con gli altri Stati.”

A Berna è stato anche chiesto di includere nei negoziati con l’Italia la questione della riduzione dell’attuale aliquota del 39% relativa al riversamento delle imposte alla fonte.
Il termine per il versamento dei ristorni (ca. 50 milioni di franchi) scade questo mese di giugno. La risposta da Berna si fa dunque urgente.