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Il professor Mauro Baranzini viene oggi intervistato dal quotidiano La Regione riguardo a quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Un’intervista della quale riportiamo alcuni passaggi.

Il problema è solo rinviato. Con questa frase si aprono le considerazioni dell’economista ticinese, che poi aggiunge: ” Qualsiasi soluzione, qualsiasi compromesso raggiunto dalle Camere (Camera dei Rappresentanti e Senato, ndr) non cancella il vero problema.
Ovvero che per ogni tre dollari spesi dall’Amministrazione statunitense, due sono prelevati dalle tasse e un altro va direttamente ad aumentare il debito pubblico. E con diversi Stati già in fallimento, come il Minnesota, gli Usa restano un paese che non riesce a coprire più del 66% delle spese.
(…) Finché le nazioni come gli Stati Uniti, l’Inghilterra, il Giappone e buona parte dell’Europa continuano a spendere molto più di quanto incassano, il valore del franco svizzero continuerà a crescere. E l’euro potrebbe addirittura arrivare a cinquanta centesimi.”

Alla domanda “In Svizzera la crisi americana si pagherà con un incremento delle problematiche legate al franco forte?” Baranzini risponde: “Questo è il primo pericolo, ma se l’euro rimane sopra la soglia di un franco non vedo grossi pericoli: la nostra bilancia commerciale è infatti ancora in attivo di 20 miliardi di franchi e le partite correnti di 80 miliardi.
Attenzione però: se gli Usa entrano in una seconda recessione (…) molte nazioni importeranno meno beni dalla Svizzera e noi avvertiremmo un secondo contraccolpo.”

L’economista considera concreto il rischio di una nuova crisi simile a quella del 2008-2009 e ritiene che se accadrà sarà una crisi ben più grave, perchè “gli Stati sovrani non hanno più soldi in cassa a differenza di qualche anno fa. Inoltre le banche centrali sono indebitate.
Basti pensare alla Banca nazionale svizzera che per ora ha già perso dieci miliardi. Se poi un euro sarà scambiato per un franco, ne perderà altri venti di miliardi.”