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Mentre a Pechino il vice presidente statunitense Joe Biden assicura al governo cinese che l’economia degli Stati Uniti è solida, le previsioni sugli indici americani non lasciano presagire nulla di buono e a Wall Street le perdite si fanno pesanti, per i timori sull’arrivo di una nuova recessione.
Ieri il Nasdaq aveva chiuso con una perdita del 4.98% e oggi poco dopo l’apertura viaggia a -1% (-1.23% per il Dow Jones)

Mentre la Federal Reserve mette sotto osservazione le filiali delle banche europee negli Stati Uniti e teme che “la sana economia statunitense” venga contagiata dalla crisi del debito nella Zona euro, le maggiori banche statunitensi navigano in cattive acque e riducono le stime sulla crescita del paese.
L’istituto di servizi finanziari Citigroup, fra i maggiori a livello internazionale, ha sottolineato i pericoli per l’economia derivanti dalla paralisi politica e dalle strette fiscali nel paese. Ha inoltre tagliato le stime sul Pil per i prossimi due anni.
Due altri colossi finanziari, JP Morgan Chase e Morgan Stanley, seguono a ruota e avvertono che avendo i mercati sottovalutato la durata della crisi, il rischio di recessione è molto elevato.
Un terzo grande istituto di credito, la Bank of America, ha annunciato un taglio dei posti di lavoro di 3’500 unità entro il mese di settembre. Stando a quanto si legge sul Wall Street Journal, i licenziamenti proseguiranno sino a raggiungere le 10’000 unità.

Per il settore finanziario ed economico del paese non è più possibile trovare una sola buona notizia nel breve e nel medio termine, come ha rilevato Simon Brown, amministratore delegato della società ProSpreads.
“Abbiamo un mercato impaurito, eccessivamente emotivo – ha detto all’agenzia Bloomberg Erik Ogard, direttore degli investimenti per la Russell Investments – Ci sono segnali economici allarmanti.”

Nessuna nuova recessione è all’orizzonte ribattono con forza da Bruxelles, né nella Zona euro né a livello mondiale, malgrado il rallentamento generalizzato della crescita. Lo sostiene convinto il presidente dell’Unione europea Herman Van Rompuy, secondo cui la crescita può essere più debole del previsto, ma non si arriverà ad una recessione.