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L’incontro a Berna tra il nostro Consiglio di Stato e la consigliera federale Doris Leuthard, al di là degli effettivi risultati raggiunti che non possono essere valutati a corto termine, ha avuto il pregio di ricordare l’importanza per il Ticino degli assi di comunicazione.
Il tema della della viabilità è protagonista quasi quotidiana di notizie raramente confortanti e al centro delle riflessioni sempre più ampie sul tema della sostenibilità ambientale, finanziaria o sociale.
I trasporti hanno assunto un ruolo crescente nel corso degli ultimi decenni proprio a causa dei margini di risposta sempre più ridotti all’aumento del fabbisogno di mobilità e degli spostamenti di merci o persone.

Chi convinto utente dei trasporti pubblici, chi irriducibile automobilista, chi per lavoro e chi per le attività legate al tempo libero, nessuno di noi sfugge oggi ai problemi sempre più acuti del nostro sistema viario.
Più che per altri cantoni, le sfide per il Ticino vanno affrontate con pragmatismo e senza quei pregiudizi ideologici che spesso accompagnano le prese di posizione di associazioni o movimenti che, seppure con qualche distinguo, illustrano un quadro di una realtà che noi tutti vorremmo ma che per diversi motivi è più distante che mai.
In questo senso si tratta di lasciarsi finalmente alle spalle le argomentazioni che continuano a contrapporre il traffico su strada con la ferrovia. Questi due vettori di trasporto vanno considerati a tutti gli effetti complementari. Dunque, se da una parte il trasferimento del traffico dalla strada alla ferrovia è un obiettivo valido quanto nobile da perseguire, è altrettanto vero che alcuni prodotti e alcune spedizioni non si addicono minimamente ad essere trasferiti.
È dunque importante offrire anche a questi segmenti delle valide alternative e non penalizzarli per colpe che nessuno ha.

Il tema del completamento della galleria autostradale del San Gottardo è senz’altro decisivo ai fini dei destini del nostro cantone. Ma, e questo rischia di essere dimenticato all’ombra delle discussioni sul raddoppio, il Gottardo non è assolutamente l’unico nodo da sciogliere nel groviglio viario ticinese.
Più in generale si impongono soluzioni dove i trasporti pubblici o, in particolare, la ferrovia non garantiscono – per loro natura – la necessaria flessibilità.

Ad esempio nel bellinzonese e nel locarnese, flagellati su tutto l’arco dell’anno da ingorghi e limitazioni che ne condizionano notevolmente l’attrattività. Il settore turistico, notoriamente in agguerrita competizione con altre destinazioni forse più blasonate, non può più permettersi simili ostacoli se veramente intende restare attrattivo.
Come mostra l’attuale situazione sul franco forte, le scelte dei potenziali clienti tengono in considerazione numerosi fattori come il costo, l’accoglienza, le opportunità di tempo libero e non da ultimo l’accessibilità della meta prescelta. E chiedere ai turisti di recarsi nel locarnese in treno, invitandoli poi ad esplorare le nostre magnifiche valli e assaporare i gusti offerti dai nostri grotti con autopostali che dopo le 18 spesso non circolano, mi sembra francamente improponibile.

Ma non solo il turismo è vincolato da infrastrutture stradali non all’altezza. Anche zone in cui una parte importante del traffico è “locale”, come il luganese e il mendrisiotto, sono ormai giunte ai limiti della capacità. Il dinamismo dell’economia nel Sottoceneri sta mettendo a dura prova in particolare la regione di Mendrisio. Sotto quest’aspetto non si riesce davvero a comprendere le ragioni che hanno portato l’Ufficio federale delle strade a posticipare ulteriormente i lavori per il nuovo svincolo autostradale, un’opera urgente e prioritaria che inizialmente doveva essere completata per il 2012 ma che ora slitterà al 2017.

Le sfide di una regione periferica come il Ticino – le cui sorti dipendono inevitabilmente dalla raggiungibilità dai poli economici nazionali – per restare competitivi sono enormi. Un sistema viario inadeguato costituisce un’ipoteca troppo pesante nella difficile gara per attirare turisti e imprese, ma anche cervelli e manodopera qualificata, e non permette di giocare altre carte importanti di cui il Ticino dispone.
Ben vengano dunque tutti gli sforzi per un sistema di trasporti pubblici ancor più efficiente. Ma limitarci ad un solo vettore di trasporto sarebbe ottuso e deleterio: per l’economia, per il turismo e in definitiva per il benessere di tutti.

Fabio Regazzi
Candidato al Consiglio nazionale