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Ticinolive: Senatore Lombardi, lei è uno dei più importanti politici ticinesi e riveste attualmente la carica di vicepresidente della Camera alta. Ci spieghi perché il termine “senatore” per indicare un consigliere agli Stati, benché di comunissimo uso, è errato.

Filippo Lombardi: Il “Senato”, da Roma in avanti, indica per etimologia la camera degli “anziani”, ritenuti come tali anche “saggi” e quindi capaci di scegliere il meglio per il loro popolo… Salvo qualche paese che mantiene ancora un limite d’età per esservi eletti o addirittura per partecipare alla sua elezione, l’elemento dell’anzianità non è però oggi più determinante per definire quella che – nei sistemi bicamerali – rimane sempre la Camera più piccola.
In Svizzera, il Consiglio degli Stati esprime la rappresentanza paritaria dei Cantoni membri della Confederazione indipendentemente dalla loro dimensione o popolazione. Possiede esattamente le medesime competenze del Consiglio nazionale (dove i Cantoni sono invece rappresentati in proporzione alla popolazione), per cui non è corretto definirlo né “Camera alta” né “Senato”. Ma quest’ultima definizione – spesso usata per facilità dai media e nei contatti internazionali – si spiega col fatto che la Costituzione svizzera riprende esattamente il modello americano per quanto attiene al sistema bicamerale.

TL: Ci racconti come ha deciso di diventare presidente dell’HC Ambrì Piotta. Come presidente, qual è stato il suo più brutto momento? Quale il più bello?
FL: Sono patrizio di Airolo, ho passato lassù le mie vacanze da ragazzo, ho assorbito la passione dell’Ambrì da una mia prozia che mi ci portava con mia sorella. Quando due anni or sono sembrava che più nessuno volesse fare il presidente, e che le sorti stesse dell’HCAP erano definitivamente segnate, ho sentito l’obbligo morale di scendere in campo. Non solo per una passione sportiva, ma per un gesto concreto di politica regionale: a che servono infatti tutte le belle parole dei politici in favore delle regioni di montagna, se poi vi si lasciano morire le realtà che le tengono in vita?
Fra le tantissime preoccupazioni e delusioni della carica più difficile che mi sia mai capitato di assumere, il momento indubbiamente più brutto di questa presidenza l’ho appena vissuto in questi giorni, con la tragica scomparsa di Peter Jaks, un amico prima ancora che una bandiera dell’Ambrì e anche di tutto l’hockey ticinese e svizzero.
Il momento più bello deve ancora venire e lo aspetto con ansia: il ritorno dell’HCAP nei play off della LNA.

TL: Lei ha diretto il Giornale del Popolo, il quotidiano della Curia. Per quanti anni? Come ricorda quell’esperienza? Un giornale “cattolico” ha un futuro? Più in generale, il giornale “di carta” ha un futuro?
FL: Fin dal mio primo editoriale – il 1. giugno 1987, avevo appena compiuto 31 anni – ho precisato che non mi andava la definizione di “giornale della Curia”. Il Giornale del Popolo era ed è semmai il giornale della Diocesi, di tutti i cattolici ticinesi, senza distinzioni fra popolo, clero e gerarchia, e men che meno fra “buoni” o “cattivi”.
È uno dei pochissimi quotidiani cattolici ancora esistenti al mondo, e come tale rappresenta un valore anche per la società civile di questo Paese, un arricchimento e una prova di autentica libertà d’espressione e d’opinione anche per chi cattolico non è.
Vi sono rimasto nove anni quale direttore, vi sono tornato ultimamente quale consigliere d’amministrazione. A 24 anni di distanza la situazione è identica: molti gufi lo danno per morto entro pochi mesi! Ma è proprio in quella mia prima vera e dura esperienza professionale che ho maturato la mia filosofia di vita: combattere sempre, non arrendersi mai! E spero che anche questa volta il GdP riesca a non arrendersi, anche se magari dovrà ripensare il suo modo di esistere, in un’epoca in cui oggettivamente la “carta” fa più fatica.

POLITICA CHIACCHIERONA, FUMOSA, ONDEGGIANTE

TL: Lei è un politico amato e sostenuto dalla destra. Nell’autunno 2007 Marty era più o meno imbattibile e la partita si giocava tra Lombardi e Cavalli. La destra (e certamente anche i Liberali) l’ha votata massicciamente e l’ha fatta vincere. Provocatoriamente: lei ha fatto per la destra tutto quello che la destra sperava da lei?
FL: Non so se sperava che privatizzassi la Banca Nazionale, perché in tal caso l’avrei delusa… La mia regola è sempre la stessa: analizzare i problemi con la massima oggettività, restare fedele ai miei valori e alle mie convinzioni ma saper ascoltare attentamente anche le opinioni divergenti, infine trarre personalmente le conclusioni che si impongono. E poi agire con coerenza e concretezza, ma soprattutto AGIRE! Non c’è nulla di peggio della politica chiacchierona, fumosa, ondeggiante di chi si fa guidar la mano dai media e dai sondaggi, dai funzionari o dagli umori della piazza, e alla fine non conclude mai niente. Il destino mi ha già “punito” abbastanza facendomi sedere in un PARLAmento anziché in un esecutivo… Almeno voglio che alle mie parole – alle nostre parole, poiché siamo in parecchi sotto la Cupola – seguano i fatti. Ed è questo che la gente, di destra o di sinistra che sia, vuole vedere dai propri rappresentanti.
Nello specifico, mi sono molto impegnato per gli interessi del Ticino. Questo è di destra o di sinistra? Difendere la Brigata di fanteria del S. Gottardo, la piazza d’Armi del Ceneri e il relativo Centro di reclutamento della Svizzera italiana; oppure le Officine di Bellinzona, il Centro Svizzero di Calcolo Scientifico e la Piazza finanziaria ticinese; o ancora l’AlpTransit completa e la Galleria stradale del S. Gottardo finalmente completa anch’essa, la Stabio-Arcisate e la Locarno-A2… sono di destra o di sinistra? Per me esiste un tutt’uno, che è il Ticino, la sua gente, il suo futuro, e non faccio distinzioni.
Di certo voglio una Svizzera che sappia restare sé stessa, che abbia l’orgoglio e la forza di resistere alle pressioni esterne, che non aderisca all’Unione europea – anzi, che ritiri la domanda di adesione incautamente inoltrata nel 1992 dal Consiglio federale! – ma che continui a regolare per via bilaterale i problemi che vanno risolti. Una Svizzera non sorda alla collaborazione internazionale, ma capace di farsi rispettare, di garantire il proprio ordine e la propria sicurezza, che accolga e integri nell’ordine chi lo merita e chi ne ha bisogno senza farsi invadere da ondate incontrollate di immigrazione, che difenda la propria moneta, la propria piazza economica e finanziaria, il proprio turismo, la propria industria, il proprio segreto bancario nel quadro di chiari accordi bilaterali che combattano la criminalità e l’evasione ma tutelino il rispetto della sfera privata anche nella proprietà.

TL: Una domanda delicata. Prima della scorsa estate Michele Moor, che nel 2007 aveva sfiorato l’elezione in Consiglio Nazionale, ha annunciato la sua uscita dal PPD. Fantapolitica: se Moor fosse in gara, oggi, contro Regazzi e Duca Widmer, come quoterebbe le sue chances?
FL: Se Michele – che per me è un vero amico prima che un personaggio politico – avesse continuato nel PPD penso avrebbe avuto tutte le sue chances, e mi dispiace che non sia possibile oggi dimostrarlo. Ma nella vita nessuno deve restare per forza dove non si sente di restare. Rispetto la sua scelta, come sono grato a chi ha rispettato la mia, visto che non provengo da famiglia PPD…

IL TICKET CON SERGIO MORISOLI

TL: Il ticket Lombardi-Morisoli, di cui molti vanno parlando (inclusi alcuni celebri blogger di questo portale), è qualcosa di concreto e realizzabile, oppure una chimera? Lei è pronto a giocare questo ticket?
FL: Ogni elettore ha due voti per gli Stati, e due terzi degli elettori fanno uso di entrambi. Lo fanno in tutta libertà, scegliendo le due persone che sembrano loro più adatte, o meno lontane. Penso sia inutile tentare di forzare loro la mano con dei “ticket” imposti dall’alto. Di certo non sono i candidati che possono farlo, semmai lo potrebbero fare i partiti. A mia memoria è avvenuto una volta sola, nel 1995, quando PLR e PPD concordarono il reciproco sostegno a Marty e Respini, indicazione seguita peraltro da poche migliaia di elettori. Poi ci sono stati i due “ticket ideologici” non formalizzati dai partiti, ma molto efficaci e rivolti esplicitamente contro di me: nel 1999 Marty-Martinelli e nel 2007 Marty-Cavalli. Personalmente ho vissuto molto male quella situazione e non la auguro a nessuno. Ma anche in queste due occasioni, l’operazione alla fine non è riuscita, visto che sono qui…

TL: Oggi come oggi il partito “dello Stato e dell’eterno potere”, il PLRT, vive una crisi drammatica. La sinistra radicale gestisce il partito mentre i liberali, battuti e disorientati, si sfilacciano o cercano di riorganizzarsi in Idea Liberale. Di fronte a tali eventi traumatici il PPD sembra godere di una maggiore compattezza (e tranquillità!). Che cosa succederà al PLRT? Ora, sul versante azzurro: metta a confronto la presidenza Bacchetta Cattori con la presidenza Jelmini.
FL: Ho per buona norma di non mettere il naso nei partiti altrui, già fatico con il mio… Del resto, un deputato a Berna, soprattutto agli Stati, deve cercare di rappresentare al meglio il volere del proprio Cantone, se questo volere si esprime in modo chiaro. Per questo spero, per il bene del Ticino, che la politica cantonale abbia a ritrovare un suo centro di gravità, una sua coerenza, una minore litigiosità. Ma non ho consigli da dare. Quanto alla presidenza Jelmini, ne sono pienamente soddisfatto e spero che possa continuare con rinnovato entusiasmo anche nella nuova legislatura.

I VOTI DELLA LEGA DEI TICINESI

TL: Quanto alta è la popolarità di Lombardi in seno all’elettorato leghista? Perché un leghista “puro e duro” potrebbe/dovrebbe votare Lombardi?
FL: Proprio per quello che dicevo sopra: perché Lombardi si impegna da dodici anni non per alchimie di partito ma per risultati concreti a favore del Ticino. Ne ha già portati a casa molti, e ne porterà parecchi altri nei prossimi anni!

TL: Marina Masoni sta (forse) cercando una (difficile) via per rimettersi in gioco, dopo avere subito una grave sconfitta. Sinora i suoi tentativi sembrano essere andati a vuoto. Provi a dare un consiglio a questa sua collega in politica, come Lei, certamente, un “cavallo di razza”.
FL: Anche Marina la vedo più come amica che come personaggio politico: i nostri genitori già si frequentavano e si stimavano, noi abbiamo vissuto in parallelo il nostro impegno politico nei rispettivi movimenti giovanili. È una persona estremamente intelligente e volitiva, alla quale non avrei consigli da dare. Salvo forse questo: aggiunga alla sua intelligenza e al suo rigore intellettuale un pizzico di flessibilità e di umanità e tornerà a fare faville, come le auguro. Non parliamo però di “cavalli”, che mi pare un termine poco appropriato di questi tempi…

TL: Sul piano nazionale, il 23 ottobre si potrebbe prevedere un largo successo dell’SVP-UDC. Concorda con noi? Il punto cruciale, tuttavia, non è questo. Che cosa accadrà in dicembre sotto la Cupola? Ci descriva gli scenari più probabili nell’ elezione del nuovo Consiglio Federale.
FL: A prescindere dal risultato del voto popolare di ottobre, che potrebbe ancora mutare qualche dettaglio, lo scenario di dicembre mi sembra bell’e scritto, visto il metodo di elezione dei Consiglieri federali, per ordine di anzianità di carica. In prima posizione verrà rieletta senza difficoltà Doris Leuthard. Al secondo posto Ewelin Widmer Schlumpf si scontrerà con i candidati UDC (Rime e Baader?) e l’eventuale candidato verde. Dopo un paio di turni il risultato sarà chiaro: il candidato UDC più gradito vincerà. Né i liberali né i socialisti saranno pronti a morire sulle barricate per EWS, dovendosi garantire gli uni la rielezione di Burkhalter e Schneider-Ammann, e gli altri il successore di Calmy-Rey.

TL: Facendo astrazione (per quanto possibile) dalle persone e dalle cariche attualmente occupate, quale potrebbe essere la composizione “corretta” di un Governo “di concordanza”?
FL: Per me la nuova “formula magica” dovrebbe essere frutto di un accordo politico di legislatura e non puramente aritmetica. Ma so di essere in minoranza… Quindi continueremo ad avere due ministri per i tre partiti maggiori e uno per il quarto.

TL: Per i nemici della destra l’Abwahl di Christoph Blocher fu un colpo da maestri e una grande vittoria, oppure un errore?
FL: Pensavano di aver fatto un gran colpo… Ora si ritrovano con una Widmer Schlumpf che li ingombra, con un BDP che ruba voti soprattutto al centro, con un’UDC più battagliera che mai e con un Blocher che potrebbe strappare un seggio agli Stati a Zurigo. Fate voi il conto…

TL: La convinzione che lei sarà rieletto è largamente condivisa. Quale è la sua opinione? Si sente sicuro?
FL: Sento tanto sostegno nella gente, ma fino all’ultimo non ci si può certo esprimere. Sarebbe anzi grave dare la rielezione per scontata e non mobilitarsi come di dovere. Come al solito ogni voto conta e tutti devono sentire l’obbligo morale di esercitare il proprio diritto-dovere di voto.

(Copyright Ticinolive, ottobre 2011. P.f citare la fonte)