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Bella occasione di confronto politico venerdì sera al cinema Lux di Massagno. C’erano tutti: Filippo Lombardi, Sergio Morisoli, Franco Cavalli e Fabio Abate.
Moderatore, sempre bravo, garbato e piuttosto spiritoso: Giancarlo Dillena. Una lode per lui: ha saputo dirigere la tavola rotonda con brio, evitando mortali lungaggini. I candidati hanno cooperato e tutti, indistintamente, hanno parlato bene e con competenza. Veramente un ottimo livello.
Sin troppo pacati, dico io, che da sempre (e in eccesso) amo il pepe.

Hanno organizzato gli “azzurri” di Massagno con Alessandro Simoneschi, figlio di Chiara, presidente. Buon successo di pubblico, circa 120 i presenti. Il vostro cronista se ne stava comodamente seduto in fondo alla sala, alto, in posizione dominante. Ha raccolto alcuni spunti per voi.

Che cosa sono gli Stati e che cosa vi si combina?
Franco Cavalli: Gli Stati sono molto diversi dal Nazionale, dove si vota solitamente per “ordine di partito”. Gli Stati sono dominati dalle lobby (banche, casse malati, trasporti, …). Agli Stati si discute di più e si grida di meno, è una camera piccola, “confidenziale”.
Filippo Lombardi: La camera dei Cantoni è uno strumento fondamentale del nostro sistema federalista. Un “senatore” agli Stati rappresenta prima il suo cantone e soltanto dopo il suo partito. Non è vero che il Ticino sia ignorato a Berna, come alcuni polemicamente scrivono e strillano.
Si sono ottenuti anche successi importanti, assieme a qualche delusione, inevitabile. (Lombardi è iper-pragmatico. Io ho fatto, io ho portato a casa… l’inceneritore… un tubo… due tubi. Grande lobbista, detto con ammirazione).
Sergio Morisoli: Il federalismo elvetico ha due aspetti: federalismo politico, federalismo finanziario. I soldi rimangono per larga parte sul territorio e non si ammassano tutti nella Capitale. Per quanto attiene ai rapporti con Berna la legislatura 2007/2011 (il governo “del buon senso”, ma si può?) è stata un vero disastro.
Fabio Abate: Il federalismo è difficile, fare il consigliere federale è difficile (anche giocare a bridge è difficile, ci avete mai provato?). Ci sono 3/400 persone, molto influenti, che “governano” la Svizzera: dirigenti di grandi associazioni o lobby, alti funzionari, imprenditori… Quando si riuniscono nei loro ambienti noi politici non ci siamo mai (sarà vero?). Perché non abbiamo tempo.

Fine del primo round, estremamente disteso e pacato. Malizioso Dillena: “Sembrate tutti dello stesso partito!”

Il “mostro” Unione Europea (il gioco si fa duro)
Franco Cavalli: L’Unione Europea è un progetto di pace. È anche un progetto social-democratico. (Sarà per questo che non mi va a genio?). L’interazione con l’Unione europea per la Svizzera è essenziale. In certi campi (ad esempio nella ricerca) riceviamo molto di più di quello che diamo. Dobbiamo “importare” lavoratori, la manodopera locale si può difendere… (Ma non spiega come). Mancano 200.000 giovani…
Sergio Morisoli: La parola Adesione, oggi, non può neppure più essere pronunciata. I Bilaterali furono negoziati verso la fine degli anni ’90 con 15 stati. Oggi nell’Unione europea sono in 27. E ci sono differenze enormi, non si può trattare con tutti alla stessa maniera. Ri-posizionare la politica estera.
Filippo Lombardi: L’Unione europea, oggi, ha un che di giacobino. Vuole “normalizzare” tutto. Guarda con sospetto e scarsa simpatia alla piccola fiera Svizzera. E versa in una crisi grave, che può toccare di riflesso anche noi.
“Adesione” non si può dire senza perdere migliaia di voti ma lui va più in là: la domanda di adesione della Svizzera, depositata nel 1992, fu un errore madornale e dev’essere ritirata. (Qui Lombardi sembra trovare degli accenti quasi UDC, lasciamoci incantare).

Pare che l’ambasciatore dell’Unione europea in Svizzera abbia detto: “La Svizzera deve riprendere automaticamente il diritto comunitario, a ogni occasione e a ogni piè sospinto. La vostra sovranità non ne sarà scalfita, o soltanto un poco”.
Commento-smorfia di Lombardi: In 5 anni l’ambasciatore non ha capito tantissimo.
Fabio Abate: Perfido Dillena, mefistofelico.

“Onorevole Abate, il suo partito è piuttosto europeista…”
Lui: Collaborazione, non adesione. Oggi l’adesione è improponibile. (Che bello sentirlo dire! Sarebbe stato bello anche qualche anno fa…). I 27 adesso giocano duro. Là dentro ci sono troppi paesi nuovi, che non ci conoscono. Adattare i Bilaterali automaticamente al diritto comunitario sarebbe “suicida”. (Abate, stavolta è fatta, ti voto…). Ma resto contrario a certe iniziative UDC, troppo dure, che dividono il paese (per forza, dico io) e alla fin fine lo indeboliscono. (Ah ecco, mi pareva).

Signori candidati, quali sono i vostri propositi, le vostre priorità?
Sergio Morisoli: Siamo uno dei paesi più ricchi al mondo e questo benessere ce lo siamo guadagnato. Ma dobbiamo rimanere competitivi. Rischiamo la “delocalizzazione” di parti notevoli delle nostre attività produttive verso i paesi emergenti. Dobbiamo lottare.
Franco Cavalli: Cassa malati unica federale. Più uguaglianza (Il vecchio, eterno mito! Non si estinguerà mai…). Poli di ricerca. Facoltà di medicina. Sviluppo ulteriore di USI e SUPSI.
Fabio Abate: La nostra ricchezza fondamentale è l’acqua. Le mie priorità sono la formazione, i trasporti e la sicurezza (un colpetto verso destra non può far male).
Filippo Lombardi: AlpTransit completa, con aggiramento di Bellinzona e soluzione adeguata da Vezia alla frontiera. Per il Gottardo: l’isolamento del Ticino per 3 anni è scellerato e inaccettabile, i danni economici sarebbero molto gravi. Il secondo tubo al Gottardo è necessario, dunque due tubi, ciascuno con una singola corsia utilizzabile, senza aumento della capacità. Il nucleare è sospeso ma non finito. Si potranno sviluppare nuove tecnologie. Non possiamo rinunciare a priori.

Domande del pubblico
La prima l’ho fatta io. La più scontata, ma sempre interessante, è venuta da una voce un po’ gracidante nel buio: “Onorevole Morisoli, lei è un cattolico, praticante, ci-ellino… Come può mettersi con quel movimento rozzo e becero, che insulta e ricatta tutti e pubblica réclame pornografiche sul foglio domenicale?” Avrei voluto rispondere io, ma non ero autorizzato e non avevo in mano il microfono. Ha risposto lui e assai bene. Ha concluso sul filosofico dicendo: “Non posso farmi carico dei peccati del Nano. Ho già i miei, che sono numerosi e gravi”. Questa poi non la crediamo affatto.

Aperitivo
Il dottor Cavalli, amabile, mi ha fatto dono del suo libro “Cancro. La grande sfida”. “Lo accetto solo se mi fa una dedica – gli ho detto. Allora lui ha scritto “Al di là degli steccati”.
Bella serata, bravi!, degli azzurri di Massagno. Che è stato il mio comune per 35 anni.

Francesco De Maria