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Ticinolive ha il piacere di ospitare Giovanni Jelmini, personaggio di spicco della scena politica cantonale. Il presidente del PPD ticinese si racconta, a colloquio con Francesco De Maria.

Francesco De Maria: Nel mondo moderno due istituzioni hanno una vita particolarmente difficile: la Chiesa cattolica e i partiti democristiani. Concorda?
Giovanni Jelmini: In alcune regioni del mondo, come ad esempio nell’America Latina, la Chiesa è ancora un punto di riferimento forte per il suo impegno nella dottrina sociale. In Europa, dove, come dice Papa Benedetto XVI, la corrente di pensiero dominate è il relativismo, ossia credere che ognuno possa fare ciò che vuole, che non esistano regole certe in campo etico e che dalla vita si possa prendere quello che si desidera, la Chiesa cattolica non ha la vita facile.
Anche i partiti che, come il mio, si ispirano all’insegnamento sociale della Chiesa, fanno sempre più fatica a difendere alcuni valori fondamentali, quali la vita dal concepimento fino alla morte naturale, la dignità della persona, la famiglia, la libertà dei genitori nell’educazione dei figli, l’identità e le tradizioni cristiane del nostro Paese.

FDM: In queste Federali il PPD è andato bene ma l’erosione elettorale continua: come sono mutati gli equilibri interni del partito dalla presidenza Bacchetta Cattori alla presidenza Jelmini?
GJ: È ormai da qualche decennio che il PPD, come tutti i cosiddetti partiti storici, perde consensi ad ogni appuntamento elettorale. È difficile capire cosa fare per invertire questa tendenza.
In questi anni abbiamo cercato di capire i problemi della gente, abbiamo usato meglio i mezzi di comunicazione e ci siamo anche profilati maggiormente sui problemi di attualità politica, ma tutto questo non ci ha fatto crescere in termini di voti. Del resto non siamo disposti a semplificare, a fini puramente elettorali, i problemi reali del Paese e neppure siamo disposti a sacrificare i cosiddetti valori non negoziabili alla base del nostro impegno che ho indicato nella precedente risposta.
Sulle differenze tra la presidenza attuale e quella precedente non saprei cosa dire. Personalmente, ho cercato in questi anni di profilare maggiormente il mio partito nella convinzione che i popolari democratici attivi in politica offrono un contributo determinante alla crescita del Ticino e dei suoi Comuni.

FDM: In campagna elettorale per il Consiglio di Stato lei disse: “Sapete qual è il mio papa preferito? Facile. Giovanni (pausa caricata) Paolo-secondo.” Ma Paolo arrivò primo! Per la vittoria di Beltraminelli fu determinante l’afflusso di voti esterni?
GJ: La competizione con Beltraminelli – che ho fortemente voluto – ha consentito al mio partito di contenere i danni dello “tsunami leghista”. Lo scorso 10 aprile il mio partito mi ha votato bene e mi ha sostenuto, legittimando e motivando il mio mandato di presidente.
Ho ricevuto meno voti dall’esterno, ma le garantisco che non avere debiti fuori da casa propria dà un senso di grande leggerezza e libertà. Con Paolo ho mantenuto un ottimo rapporto. Come dico spesso, lui oggi è il mio Consigliere di Stato e io continuo ad essere il suo presidente.

FDM: Che sentimenti ha provato apprendendo con certezza che l’eterno avversario del PPD aveva perso la maggioranza in Governo?
GJ: La parte radicale dell’ormai ex “partitone” ha sempre avuto una maggiore affinità con il PS e su molti argomenti politici è distante anni luce dal nostro pensiero. Ho sempre definito il nostro avversario politico il partito radico-socialista e non posso evidentemente dispiacermi se oggi, rispetto alla scorsa legislatura, i nostri avversari più diretti hanno perso la maggioranza in Governo.
In Ticino, semplificando, ci sono due tendenze contrapposte: quella di chi ritiene che le istituzioni pubbliche possano e debbano sostituirsi alle persone, alle famiglie e ai corpi intermedi nello svolgimento delle loro attività (statalismo) e quella di chi ritiene che le istituzioni statali a vario livello debbano limitarsi a garantire alla gente, alle famiglie e ai corpi sociali le condizioni sufficienti per agire liberamente e in modo indipendente (sussidiarietà).
La seconda tendenza rispetta e valorizza maggiormente la libertà delle persone.

FDM: Se le dico che oggi c’è un’opposizione di sinistra in Consiglio di Stato facente contrasto a una maggioranza legazzurra è una forzatura?
GJ: Le prime decisioni prese a maggioranza da questo nuovo Consiglio di Stato le danno senz’altro ragione. Il PPD, come ho detto, ha un proprio profilo e un proprio programma elettorale, ma in un sistema proporzionale come il nostro, sui temi puntuali è comunque sempre necessario cercare e trovare le giuste alleanze per difendere le proprie posizioni.

FDM: Quando Michele Moor uscì dal partito tentò di dissuaderlo? O lo ha lasciato andare, temendo che potesse trasformarsi in elemento di disturbo?
GJ: Ho sempre avuto un ottimo rapporto personale con Michele Moor e mi rincresce che abbia lasciato il partito. Non ho mai pensato di trovarmelo dinnanzi come candidato agli Stati e non ho neppure cercato di convincerlo a restare nel partito. Ognuno fa le proprie scelte e può anche cambiare partito, come del resto accade sempre più spesso, a dipendenza delle proprie convinzioni o – meno nobilmente, ma non è il caso di Moor – a dipendenza delle proprie convenienze del momento.

FDM: Lei ha rinunciato a correre la corsa per Berna. Come mai? Non poteva essere la sua rivincita?
GJ: Mio padre, che mi ha trasmesso la passione per la politica, è stato a Berna dal 1971, quando io avevo nove anni, fino al 1991. Come ho già detto pubblicamente, ho rinunciato a correre per Berna per non negarmi la possibilità di tornare a casa dalla mia famiglia e dalle mie bambine alla fine della giornata.

FDM: Elezioni federali. Rappresentanti ticinesi a Berna attribuibili alla destra (in senso lato). Tra gli uscenti 2011: Quadri e Lombardi ½. Tra gli entranti 2011: Quadri, Pantani Tettamanti, Rusconi, Regazzi, Lombardi ½ (probabile), Morisoli (possibile). Come chiamerebbe questo cambiamento?
GJ: Lo ha già definito lei, come cambiamento verso il centro-destra.

FDM: Ballottaggio per gli Stati. Jelmini il ticket lo farebbe ma Bacchetta Cattori non vuole.
GJ: Pura fantasia. I suoi informatori, se mi consente, non sono molto affidabili…

FDM: “Il guaio di Morisoli è che in questo momento Lombardi va troppo forte”. Mi sembra abbastanza azzeccata.
GJ: Lombardi ha fatto un’ottima votazione al primo turno. Affermare che questo rappresenti un guaio per Morisoli, sinceramente mi sembra un po’ azzardato.

FDM: All’efficacia di Facebook molti candidati credono. Pensa che questa “politica su Internet” abbia acquisito un’importanza reale o sia piuttosto una chimera?
GJ: I portali, così come Facebook sono i nuovi mezzi per comunicare e sono certamente utili e importanti anche per la politica.

FDM: Un candidato radicato nei valori cristiani e coerente con essi sul piano politico può trovare grazia agli occhi di un elettore popolare democratico anche se non è PPD?
GJ: E un candidato radicato nei valori cristiani e coerente con essi sul piano politico può trovare grazia agli occhi di un elettore non popolare democratico anche se è PPD? La risposta, evidentemente, è affermativa, anche perché non rivendichiamo nessuna esclusiva sui valori cristiani. Dipende comunque esclusivamente dalla volontà dell’elettore.

FDM: Ci dia un’opinione su Comunione e Liberazione.
GJ: CL è un movimento ecclesiale cattolico che cerca di vivere e testimoniare l’esperienza della fede cristiana in ogni ambito e in ogni attività della vita umana. Purtroppo anche in Ticino ci sono quelli che io definisco i “fondamentalisti laici” che vorrebbero ridurre la fede e la religione a un mero fatto privato e che quindi avversano un movimento come quello di CL che si esprime, come è giusto che sia, sulle questioni che interessano anche la politica.
Personalmente, cerco sempre di oppormi a questa pericolosa forma d’intolleranza. CL, come del resto ogni altro movimento ecclesiale, non è organizzata all’interno del PPD e non vi possiede un peso misurabile.

FDM: Il thriller d’autunno, tuttora non risolto: il caso Duca Widmer-Romano. L’autorità politica non è stata all’altezza della situazione, ha esitato e pasticciato alla grande. Ora le critiche piovono a dirotto. Il ministro delle Istituzioni Pedrazzini avrebbe saputo far meglio di così?
GJ: Fare peggio sarebbe stato veramente difficile…

FDM: Qual è la posizione esatta del partito sul grave contenzioso?
GJ: La posizione esatta del partito è che il PPD ha voluto in lista sia Marco Romano che Monica Duca-Widmer che sono due candidati di grande valore e qualità. Il fatto che abbiano ottenuto lo stesso numero di voti è un fatto eccezionale e il fatto che abbia deciso la sorte non è certamente confortante. Ora, non ci resta che attendere l’esito dei ricorsi pendenti.

FDM: Lei è personalmente favorevole al riconteggio delle schede?
GJ: Sì. Il riconteggio delle schede avrebbe l’indiscusso vantaggio di eliminare ogni e qualsiasi dubbio sull’effettivo risultato.

FDM: Si andrà sino al Tribunale Federale? O interverrà prima una “soluzione politica”?
GJ: Non vedo “soluzioni politiche” contrarie alla volontà dei diretti interessati. Una forzatura in questo senso sarebbe irrispettosa anche nei confronti degli elettori.

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