Una storia lunga 17 anni. Ieri Silvio Berlusconi è caduto.

Quest’uomo che cantava e suonava sulle navi (come non manca mai di ricordare mia madre, con una punta di disapprovazione), che divenne costruttore immobiliare a Milano 2, poi tycoon multimediale salendo alle più alte sfere sotto la protezione di Bettino Craxi, non cadde rovinosamente con Craxi.
Anzi, nel 1994 affrontò di petto la Sinistra, nella convinzione che nessuno – in particolare nessun politico – lo potesse fare meglio di lui.

Fondò Forza Italia e scese in campo contro “i nipotini di Stalin”, che ricambiarono la beffa con progetti di vendetta. In quel frangente si inimicò mortalmente il gran vecchio del giornalismo italiano, Indro Montanelli, che lasciò il “Giornale” e per il breve resto della sua vita gli serbò un tenace, senile rancore.
Durò 7 mesi soltanto il primo governo Berlusconi : cadde il 22 dicembre 1994 per un complotto giudizial-mediatico nel quale ebbe parte lo stesso Quirinale e il tradimento di Bossi.
Il Cavaliere divenne allora il capo dell’opposizione e tale rimase sino al 2001, quando gli riuscì il colpo gobbo che lo rimise in sella.
Perse il potere nel 2006 per riconquistarlo nel 2008 con il Popolo della Libertà, il suo nuovo partito. Ma era ormai incominciato il suo declino.

Incalzato sempre più da una magistratura che non gli dà requie, assillato da una congiuntura economica in rapido deterioramento, tradito da Fini che gli deve la presidenza della Camera, abbandonato dalla moglie che di lui vuole ormai solo i milioni, il Cavaliere sembra perdere in certi momenti il contatto con la realtà. Perde anche il feeling con il paese, le sue parole non convincono più.
Il numero dei suoi nemici, nemici da sempre o acquisiti per strada dà un’efficace idea dell’infinito: Corriere della Sera, Repubblica, Rosy Bindi, Di Pietro, Fini, Emma Marcegaglia, Montezemolo, De Benedetti, Bruti Liberati, Francesco Saverio Borrelli, l’Economist, Santoro, Floris, Concita de Gregorio… … Molti nemici molto onore, diceva Mussolini. Ma forse non è il caso di esagerare.
Con gli scandali sessuali si chiude la parabola di questo stupefacente personaggio, amato per interesse e odiato senza misura, uomo semplice e complesso, incantatore di serpenti finché ha funzionato.

L’ineffabile trio Fede-Mora-Minetti si prodiga, le notti di Arcore – nobile magione dei marchesi Casati Stampa di Soncino comprata per quattro soldi – si popolano di figure danzanti, discinte ed equivoche (ma non bisogna poi credere tutto).
Il Cavaliere s’incapriccia di Ruby, ragazza di non impeccabile virtù e finta nipote di Mubarak. Il segreto non si può conservare, le soffiate arrivano in procura, centinaia di migliaia di telefonate vengono ascoltate.
L’immoralità – ma io direi: la disperazione – del principe diviene evidente. È quasi la fine. Sarà però il grave affanno dell’economia a sganciare la ghigliottina su quel collo che sembrava a prova di lama.
Berlusconi è caduto ieri sera in un clima di esultanza e di aperto, sfacciato, spregevole odio.

Perché mai era così detestato quest’uomo? Forse per le sue ministre-veline o per le scandalose notti di Arcore? Mai più. Per certi suoi discutibili affari, per le sue ville, per il suo lusso ostentato? Meno che meno. Berlusconi era odiato perché, nel suo momento migliore e in seguito per molti anni, aveva saputo abilmente sottrarre il potere politico alla Sinistra. Questo l’unico peccato che non poteva essergli perdonato.
La sua caduta è stata lunga, spasmodica e alquanto orribile. Sotto la pressione soverchiante degli avversari la personalità di quest’uomo, che era stato un vincente, incominciò a corrompersi e a sgretolarsi. Alla fine l’imprenditore che divenne grande con Craxi e seppe creare un impero mediatico, presunto re Mida dei tempi moderni, proprio sull’economia è caduto.
Molti avevano ingenuamente pensato: “Ha saputo farsi ricco, farà ricchi anche noi”. Ma nella crisi violenta che scuote il mondo la sua Italia si è mostrata troppo debole. Mentre lo spread volava oltre i massimi e la borsa affondava, il tempo non breve di quest’uomo notevole scadeva.
Il popolo di sinistra ora esulta davanti al Quirinale e a palazzo Grazioli. Una specie di Piazzale Loreto, senza sangue per terra.