Warning: Attempt to read property "post_excerpt" on null in /home/clients/d43697fba9b448981cd8cd1cb3390402/web/content/themes/newsup/single.php on line 88

Tullio Righinetti, classe 1934, dottore in farmacia, una vita per la politica, liberale di vecchio e roccioso stampo. Attualmente uno dei leader di Idea Liberale, di cui è cofondatore. Per 32 anni deputato in Gran Consiglio, che ha anche presieduto, nel 1994.
Politico e opinionista, Righinetti si esprime a titolo personale (e non per conto di Idea Liberale) sulle dimissioni di Walter Gianora dalla presidenza del PLRT.
Un’esclusiva intervista curata dal professor Francesco De Maria.

Francesco De Maria: Il presidente del PLRT Walter Gianora si è dimesso. Merlini è durato dieci anni, Gianora meno di due, ma ha preso il timone in un momento straordinariamente difficile. Poteva far meglio?
Tullio Righinetti: Ha preso la guida del PLRT in un momento difficile ma poteva di certo fare meglio. Il suo manifesto ostracismo verso la destra del partito e il voler apparire al di sopra delle parti sono la dimostrazione di mancanza d’esperienza. Certo è che chi lo ha preceduto, facendo una marea di disastri, ha voluto unicamente evitare l’appuntamento del 10 aprile. Ma su chi abbia più o meno colpe si potrebbe aprire un lunghissimo capitolo. Ma qui non c’è spazio, il mezzo elettronico esige sintesi…

FDM: Quali sono i pregi e i meriti del presidente Gianora, quali le debolezze e i demeriti?
TR: Di pregi ne vedo uno solo: è una brava persona. Ma è un debole, incapace di gestire la conflittualità tra liberali e radicali. Ha fallito nella scelta del vertice facendosi accompagnare da persone con scarsa esperienza ed intuito politico. Non ha saputo o voluto stigmatizzare i radicali associati alla sinistra in un gruppo fuori dal Partito, mentre ha perso un’occasione d’oro non valorizzando l’ala destra, che aveva offerto fedeltà, disponibilità e collaborazione.
Il giudizio politico non può che essere fallimentare. A dirlo, meglio non dimenticarlo mai, è il rapporto di un gremio super partes che lui stesso aveva voluto e che gli aveva già messo la data di scadenza, il rapporto Cavadini.
Da mesi era un presidente sfiduciato e dopo le comunali sarebbe stato cacciato. Questa volta ha agito d’astuzia vestendo le dimissioni con parole vuote, come il senso del partito, ecc… Ma che nessuno lo rimpianga è un dato di fatto.
Non c’è eminenza grigia filo-PLRT, né la consigliera di Stato, né il presidente nazionale, né l’ex consigliere di Stato, tantomeno un suo membro dell’Ufficio presidenziale, che abbia detto qualcosa a favore di Gianora. Come ringraziamento rimane una laconica frase di circostanza alla fine del comunicato delle sue dimissioni che suona come falsa ed ipocrita. Nessuno dei suoi ha mai messo fuori la faccia per sostenerlo o difenderlo!

WALTER GIANORA NON ERA IL PRESIDENTE PROPOSTO DA IDEA LIBERALE

FDM: Nella procedura di designazione ed elezione del successore di Giovanni Merlini Idea Liberale ha avuto un ruolo determinante. Può descrivere i fatti nella loro successione temporale?
TR: La trafila degli eventi non dà un senso particolare agli stessi Per la sua designazione IL lo aveva sentito e interrogato. Le risposte a puntuali domande non avevano soddisfatto più di tanto, tuttavia “faute de mieux” e un “santo in Paradiso” avevano convinto a dargli una mano.
Ma attenzione! Gianora non era il presidente proposto da Idea Liberale! Chi oggi lo sottintende lo fa solo per scaricare su altri le sue errate valutazioni. C’era una commissione cerca (nella quale IL non era rappresentata formalmente) e c’è stato un Comitato cantonale che si è espresso su due proposte.
Quella alternativa a Gianora era fortemente caldeggiata dal vertice di allora, forse il parlamentino liberale con la fiducia a Gianora aveva voluto manifestare disappunto verso l’ennesimo tentativo di imporre una persona, mentre la Commissione cerca ne promuoveva un’altra. È stato certamente un momento di libera riflessione, peccato che l’uomo era quello sbagliato.

FDM: Quando Idea Liberale decise di candidare Sergio Morisoli per il Consiglio di Stato pensò realmente di poter vincere?
TR: Quando si candida qualcuno è perche lo si vuole eleggere, ci mancherebbe! Per Sergio Morisoli c’era e c’è tuttora la convinzione che si tratta di persona intelligente, capace, esperta e politica. La prima sconfitta è stata propiziata dall’atteggiamento del Partito e dei suoi vertici.
La seconda da una serie di veti incrociati e dal fallimento del ticket che, ancorchè non ufficiale, esisteva e non è stato rispettato. Sarebbe necessaria un’analisi più profonda e dettagliata.

IL PARTITO NON HA SAPUTO VALORIZZARE L’ALA LIBERALE

FDM: Si metta nei panni di Gianora. L’aprile 2011 si avvicina, il partito soffre, la Lega è forte, Avrebbe tentato un approccio audace, concesso qualcosa per salvare la baracca? Si poteva conservare il secondo seggio in Governo?
TR: Difficile per il PLRT mantenere il secondo seggio in Governo. Il presidente non ha saputo valorizzare l’ala liberale che, come dimostrato dalle analisi, è andata con altre formazioni partitiche o in molti casi ha scelto la lista non intestata. I liberali, quelli veri, ci sono in tutto il Ticino, sempre meno nel PLRT. Alcuni, pur di certo “liberali” hanno fatto scelte opportunistiche con il passare del tempo e l’avvicinarsi dei confronti elettorali.
Altri si sono estraniati, convinti, forse illusi, che sarebbero stati chiamati se non addirittura supplicati. Il seggio in Governo non è andato perso il 10 aprile, ma molto prima.

FDM: Dove sono, oggi, i liberali? Nell’Idea? Nel PLRT? Nell’UDC? Vicino a Marina Masoni? E’ diaspora liberale?
TR: Nel PLRT con la partenza di Gianora si aprono possibili nuovi scenari. Ho letto che la candidatura Gendotti ha lasciato a dir poco scettici il Presidente nazionale e il sindaco di Lugano, ha invece raccolto il consenso della Consigliera di Stato e dei radicali.
Il PLRT c’è ancora, semmai bisognerà vedere se potrà anche in futuro avvalersi della “L”, cosa certamente problematica se si valutano le posizioni dei vertici. Per ricostruire un partito bisogna unire. Gianora aveva affermato che le porte erano spalancate (per andarsene! aveva specificato), le porte della casa invece dovrebbero essere aperte per accogliere, per fare entrare.

IDEA LIBERALE NON E’ UN MANIPOLO DI SECESSIONISTI

FDM: Ancora su Idea Liberale. Da poco c’è un presidente, che ci sono due veterani “pezzi da 90”, che c’è un Comitato. Parliamo un po’ di tutto questo.
TR: Idea Liberale non è un manipolo di secessionisti. È un gruppo di persone che crede in un’idea con obiettivi di centro destra, come contenuto nei suoi “principi e valori”. La posizione è chiara, esiste pure in parte in diversi altri partiti. Purtroppo è spesso negletta, vuoi perché fa moda il politicamente corretto, vuoi perché chi ha in mano le leve di comando detiene un potere forte e lo applica a suo beneficio. Idea Liberale è già la “casa dei veri liberali”.
Se in futuro saprà progredire come negli ultimi due anni diventerà il punto di riferimento di molti ticinesi e forse addirittura qualcosa di più.

FDM: In Idea Liberale c’era un personaggio importante, il sindaco di Lugano. Come mai l’avete perso per strada?
TR: Andrebbe chiesto a lui. Nessuno lo ha cacciato. È stata una sua libera scelta.

FDM: Mi ha sempre stupito il fatto che Marina Masoni non si ritrovi tra i dirigenti e neppure tra gli aderenti di Idea Liberale. C’è una prevenzione nei suoi confronti? O vengono poste condizioni?
TR: Non esprimendomi a nome di Idea Liberale mi sembrerebbe scorretto aprire questo capitolo. All’interno del nostro gremio alcune valutazioni su Marina Masoni sono state fatte, ma è stato concluso che non c’erano le condizioni. Questo non significa essere contro Marina, basterebbe chiedere a lei quanto il sottoscritto si è adoperato in maniera disinteressata per sostenerla essendole vicino e convinto che avrebbe dovuto restare in Consiglio di Stato.
Erano gli anni 2006-2007, i momenti più bui della politica e del PLRT. Era l’epoca in cui essere contro Marina era alla moda e chi la sosteneva era ritenuto un poco di buono. Mi si potranno rimproverare molte cose, ma non di essermi mosso in politica per un tornaconto. Marina rimane un esempio di statista e politica che diceva e faceva quello in cui credeva.
Dopo la sua esclusione, dolorosa per chi la pensava come lei, si è ritirata sull’Aventino estraniandosi dalla realtà del Paese e allontanandosi dalla base. Sinceramente, non ho mai capito se lei intenda tornare sulla scena o no. Lo dico serenamente e senza intendimenti polemici.

FDM: Alberto Bernardoni non esita a dichiarare: “Il PLRT non c’è più!” La spara grossa o si diverte a scioccare?
TR: L’amico Bernardoni, Pussi, sa perfettamente ciò che dice. Non mi sembra una sparata.

FDM: La peggiore gliela servo per ultima. Ho sentito esponenti del PLRT affermare: “Meno male che se ne sono andati. Adesso possiamo ricostruire il partito”.
TR: È una frase che non mi impressiona, mi ritengo sufficientemente navigato per sopportarla, magari anche con un sorriso un po’ beffardo. Comunque, auguri a chi prenderà in mano il PLRT dopo un decennio di disastri. Ogni liberale auspica sia la persona giusta per catalizzare questa essenziale sensibilità ticinese.
Morisoli è stato sconfitto, ma la maggioranza degli eletti alla Camere federali sono persone dallo spirito libero e liberale. Questo vorrà pur dire qualcosa. O no?

Copyright Ticinolive 2011. In caso di riproduzione citare la fonte