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Dal sito del PPD Ticino riportiamo il commento del Granconsigliere e capogruppo del partito Fiorenzo Dadò.

“Seduta fiume, interventi a go go, deputati con ogni tipo di ricetta in mano, ma mai sentiti prima a far proposte nelle commissioni. Un fiume in piena quello che abbiamo vissuto in Gran Consiglio in questi giorni. Come detto, un fiume con tanta acqua, ma che non ha dissetato nessuno. Il Preventivo è stato approvato da 40 deputati su 90.

Brillano per la loro astensione il Partito Socialista e la Lega. Quest’ultima, infastidita da un passaggio del discorso della direttrice del Dipartimento delle finanze – che ha rimproverato a Lugano di aver abbassato il moltiplicatore retroattivamente – ha voluto manifestare la propria disapprovazione nei confronti dell’onorevole Sadis. Una scelta legittima, certo, ma poco condivisibile e che ha messo in imbarazzo il collega leghista e relatore di maggioranza della Commissione della gestione Foletti, che ha lavorato con impegno e anche bene, considerata l’oggettiva impossibilità dei deputati di poter concretamente fare delle proposte incisive sul Preventivo.
Sull’altra astensione, quella dei socialisti, non c’è molto da dire. Dispiace, perché proprio i socialisti ci avevano invitati a una più che opportuna riunione di concertazione, dove avevamo firmato un accordo su alcuni punti poi ripresi nel rapporto sul Preventivo. La loro astensione è quindi da leggere più in funzione di protesta nei confronti del nuovo partito di maggioranza relativa, reo secondo loro di non assumersi le responsabilità, che non contro il Preventivo.
Al di là di queste considerazioni, occorre comunque fare alcune riflessioni, in particolar modo sul futuro politico (ma non solo) del nostro Cantone.

Quello che sta avvenendo oggi in Ticino è preoccupante, ma non è frutto unicamente di un dibattito politico particolarmente acceso, dove spesso si eccede e si va ben oltre le righe.
In realtà, la guerra mediatica che da qualche tempo si consuma sui giornali, non è tanto o solo riconducibile alla scena politica, ma è in buona parte dovuta a interessi economici ed editoriali, parzialmente legittimi da una parte, di bottega dall’altra.
Cito l’esempio del Caffè che si è inserito abbastanza recentemente nel dibattito e ha scelto di schierarsi da una parte ben precisa. Non l’ha fatto certo per idealismo o perché i suoi direttori siano contro la volgarità, ma per una questione di mercato.
Infatti, non è di certo questo giornale a poter calare lezioni. Basti pensare – tanto per citare solo due esempi – alle vicende che hanno coinvolto il giudice Verda, che neppure sul letto di morte ha potuto godere di una piccola tregua e di umana pietà, oppure al tristissimo e privatissimo dramma famigliare dei coniugi Mantegazza, dato in pasto al pubblico con paginate di dettagli assolutamente inutili se non ad aumentare il dolore della famiglia per la perdita del figlio.

Quel che però preoccupa, non è tanto questo, quanto il fatto che si trascina spesso e volentieri la politica in diatribe che non la concernono direttamente, con l’unico scopo di nascondere altri interessi e avvelenando il rapporto tra chi si occupa della cosa pubblica e con una simile dinamica non c’entra assolutamente nulla.
Creare a mezzo stampa alleanze, siano esse di fatto o fittizie, cercando addirittura di dividere il Cantone in due non è una tattica che abbocca.
La responsabilità civile che oggi abbiamo come politici è enorme. E soprattutto, abbiamo il dovere di non lasciarci trascinare in questo vortice, mantenendo la nostra indipendenza di giudizio e una sana equidistanza da matrimoni – naturali o innaturali che siano – anche quando tutto questo potrebbe venir dipinto come conveniente.”