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Oltre alla scarsa lungimiranza dei leader politici, uno degli aspetti più deprimenti della crisi dell’Europa è l’indifferenza dei cittadini davanti al susseguirsi degli eventi.

Gli europei sembrano preoccupati unicamente di come la crisi economica e sociale possa influire sulle loro vite private, scrive nella sua edizione odierna il quotidiano spagnolo El Paìs : “Per loro l’Europa è solo una moneta in pericolo. In molti si chiedono quali sarebbero le conseguenze dello scioglimento dell’euro, ma nessuno sembra temere la fine del sogno europeo, la vera catastrofe che minaccia tutti.

L’origine della deriva attuale va ricercata nella povertà di spirito che caratterizza il progetto europeo fin dagli anni 50. Naturalmente non tutto è da buttare e l’Europa ha ottenuto alcuni successi di rilievo come la soppressione delle frontiere e la creazione di una moneta unica. Tuttavia il progetto manca ancora dell’audacia e della creatività necessarie a concepire una visione davvero entusiasmante.
… In America e in Asia ci hanno sempre chiamati “europei”, ma noi non ci siamo mai considerati tali, nonostante il progressivo rafforzamento delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo. Abbiamo un passato comune, ma il nostro presente è nebuloso e l’avvenire incerto.

A sancire il fallimento è stata la sterile Costituzione europea. Il testo che doveva segnare la nuova rinascita dell’Europa – dopo l’impero romano e quello carolingio – si è di fatto trasformato nell’ennesimo prodotto di una burocrazia incapace di suscitare entusiasmo.
Il fallimento definitivo del progetto europeo sarebbe terribile per il mondo intero. Ma l’Europa è ancora in tempo, può ancora dimostrare il suo valore.
Non è ancora troppo tardi. Nell’occhio del ciclone della presunta “crisi mondiale”, l’Europa ha una sola via da percorrere: spostare il centro di gravità e sostituire gli onnipresenti mercati con la democrazia. Una volta portato a termine questo processo fondamentalmente culturale, il vecchio continente potrà ritrovare la sua forza.”