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Don Patrizio Foletti, nato nel 1953, cresciuto a Massagno e ordinato sacerdote all’età di trent’anni, è laureato in teologia e in scienze economiche e sociali.
È stato insegnante in varie scuole superiori e rettore del Liceo diocesano di Lugano. Segretario particolare del Vescovo dal 1986 al 1994 e in seguito rettore del Collegio Papio, dove dal gennaio 2004 insegna “Introduzione all’economia e al diritto” e geografia
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Un’intervista di Francesco De Maria.

Francesco De Maria: Signor Rettore, ci presenti la sua prestigiosa scuola privata.
Don Foletti: Attualmente abbiamo 181 allievi nella scuola media, 130 nel liceo e tra questi 45 Interni, in gran parte del liceo. I docenti sono una cinquantina, ma evidentemente non tutti a tempo pieno. Come ripeto spesso, i motivi che possono portare al Collegio Papio sono diversi: l’impostazione della scuola, dalla sua identità cattolica alla ricerca di un certo rigore nello studio e nel comportamento; la vicinanza da casa, gli allievi residenti ad Ascona sono quasi la metà, anche grazie al sostegno finanziario del comune; la disponibilità di diversi servizi, come la mensa, lo studio assistito, l’internato; la discreta flessibilità della preparazione all’esame svizzero di maturità, che ci porta per esempio ad avere diversi sportivi d’élite, studenti con un curricolo impegnativo al conservatorio, studenti provenienti dall’estero.
Questi ed altri motivi fanno sì che sia difficile fare un identikit dell’allievo tipo del Collegio. Come tratto comune c’è di regola un forte senso di appartenenza all’istituto, ciò che verifico per esempio anche negli incontri con gli ex allievi.

FDM: Il Collegio Papio è una scuola antica e ricca di storia.
DF: La scuola è stata fondata da san Carlo Borromeo nel 1584, l’edificio centrale odierno venne costruito una ventina di anni più tardi. San Carlo venne coinvolto direttamente da Papa Gregorio XIII, che gli affidò la realizzazione del legato di Bartolomeo Papio, un asconese che fece fortuna a Roma e che morì il 20 agosto 1580. Dopo un breve periodo in cui la scuola fu affidata ai sacerdoti residenti ad Ascona, il Collegio funzionò piuttosto regolarmente durante il lungo periodo della gestione degli Oblati di Milano, che, chiamati nel 1616 dal Cardinale Federico Borromeo, lo lasciarono dopo un periodo di tensioni nel 1798. Seguì un periodo di decadenza. La sua “rinascita” risale al 1924, grazie alla paziente opera dei Padri Benedettini di Einsiedeln ed alla lungimiranza del Vescovo di Lugano, Mons. Aurelio Bacciarini, che li chiamò.
Di quella rinascita beneficiamo ancora oggi, perché, nella sostanza, da allora esso ha mantenuto l’impostazione di fondo ed alcune finalità importanti: ci sono la scuola secondaria (prima ginnasio poi scuola media) ed il liceo, è una scuola frequentata da molti asconesi e prepara molti suoi allievi alla maturità liceale.
Il Collegio è passato attraverso la grande crisi degli anni trenta del secolo scorso, la seconda guerra mondiale, il sessantotto ed il post Concilio Vaticano II, la trasformazione del ginnasio in scuola media parificata, la costruzione, letteralmente a due passi, del Liceo cantonale di Locarno.
Dal 1965 la guida è passata dai monaci di Einsiedeln ai sacerdoti della Diocesi di Lugano e oggi mi sembra che il Collegio abbia ancora davanti a sé un interessante futuro. Nacque, diremmo oggi, in piena “emergenza educativa” (la riforma cattolica impostata da san Carlo) e continua ancora la sua opera, cercando di rispondere all’emergenza educativa odierna.

FDM: Quale peso ha in Ticino la scuola privata? E la scuola cattolica?
DF: La scuola privata raccoglie poco meno del 7% degli allievi del Cantone. Il suo peso è perciò piuttosto ridotto. La stragrande maggioranza delle scuole private che seguono un sistema scolastico svizzero sono affiliate alla federazione delle Scuole cattoliche della Svizzera.

FDM: Quanto è difficile far quadrare i conti di una scuola privata? Il Suo istituto riceve aiuti finanziari dallo Stato?
DF: Fare quadrare i conti rimane una sfida costante, sia per quel che concerne le spese correnti che per quel che concerne gli investimenti. La scuola in quanto tale non riceve assolutamente nulla dal Cantone. Ricevono invece un piccolo contributo per il materiale scolastico (CHF 260.00 all’anno) tutti gli allievi della scuola media residenti nel Ticino; abbiamo infine tre allievi, sempre della scuola media, che beneficiano di un aiuto allo studio da parte del Cantone.
Non è invece da dimenticare il contributo che il Comune versa agli allievi residenti ad Ascona, siano essi della scuola media o del liceo: a dipendenza del reddito, varia dal 10 al 70% della retta, ciò che permette praticamente ad ogni giovane asconese che lo voglia di frequentare il Collegio.
Fortunatamente godiamo di una rete di sostenitori non indifferente: dalla Parrocchia e dal Patriziato di Ascona, all’Associazione degli Amici del Collegio, ad alcune Fondazioni. Queste ultime ci permettono in particolare di garantire delle borse di studio ad allievi meno abbienti.

FDM: Con quali modalità viene impartito al Collegio Papio l’insegnamento religioso?
DF: L’insegnamento religioso viene impartito come nelle scuole pubbliche, ma è ovviamente obbligatorio. Ciò vuol dire che nell’ora di religione si fa leva non sulla fede, ma sulla ragione: per un verso si tratta di far conoscere il fenomeno religioso e le sue manifestazioni, con una particolare attenzione all’esperienza ebraica prima e cristiana poi; per un altro verso invitiamo gli studenti ad avere un atteggiamento privo di pregiudizi, critico (nel senso delle parole di san Paolo, che affermava di vagliare tutto e di conservare ciò che vale), aperto e positivo (la nostra scuola non è sorta dal nulla, ma da un’esperienza di fede vissuta, che caratterizza anche chi la conduce attualmente).

FDM: Il 18 febbraio 2001 un’iniziativa in favore di possibili contributi alle scuole private finì in una bocciatura senza appello. Lei partecipò personalmente a quella campagna? Vi furono errori da parte degli iniziativisti?
DF: Ho partecipato attivamente, anche se nei fatti meno esposto di altri. All’iniziativa fummo un po’ costretti dall’inerzia in materia del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio, perché riteniamo che nel Cantone non esista una reale libertà di educazione. Certo sarebbe stato più conveniente non arrivare al confronto popolare e forse la morte prematura del Consigliere di Stato Giuseppe Buffi ha impedito la ricerca di una soluzione diversa.
Da parte nostra è evidente che ci fu almeno uno sbaglio, quello di avere sottovalutato la reazione corporativa degli insegnanti delle scuole cantonali. Ma il problema rimane: la libertà di educazione domanda un quadro diverso da quello della scuola ticinese attuale.

FDM: Come sono i rapporti di una scuola privata come il Collegio Papio con il DECS?
DF: Distinguerei le persone dall’istituzione, benché sia un’operazione difficile. Con diversi funzionari i rapporti sono buoni e devo riconoscere anche un certo apprezzamento per il lavoro che svolgiamo. Rimane tuttavia la netta impressione che siamo accettati finché rimaniamo in una situazione chiaramente subalterna rispetto alla scuola del Cantone. Soprattutto viene vista con grande difficoltà una reale concorrenza, per esempio quando si tratta di insegnare in una scuola privata piuttosto che nella scuola cantonale. I rapporti sono perciò sostanzialmente mediocri.

FDM: Sembra che il nuovo direttore del DECS, il primo non liberale-radicale dopo innumerevoli anni, abbia promesso ai docenti un aumento di stipendio e la diminuzione del numero di allievi per classe. L’on. Bertoli riuscirà a mantenere le sue promesse?
DF: Da quello che ho capito mancano le risorse finanziarie per attuare queste iniziative, di per sé positive. Ma credo che occorra ben altro per rilanciare motivazione ed impegno nel settore scolastico. Con tutte le attenuanti del caso, gli esiti degli esami Pisa non possono lasciare soddisfatto nessuno.

FDM: Lei ha partecipato alla giornata di studio “La scuola e i suoi problemi: è ora di parlarne!” organizzata dall’Associazione Società Civile della Svizzera Italiana. Come la giudica?
DF: L’ho trovata interessante, sia per i partecipanti, che per i temi affrontati. Non dimentichiamo che nel Cantone Ticino la scuola, ed in particolare la scuola media, è sostanzialmente un argomento tabù. In quel contesto abbiamo invece potuto affrontare liberamente alcuni reali problemi, nascondendo i quali la situazione non può che deteriorarsi ulteriormente.

FDM: L’ASCSI ha anche fatto eseguire un sondaggio, principalmente focalizzato sulla scuola media. Ha visto i risultati del sondaggio? Che cosa pensa della scuola media unica, introdotta trent’anni fa nel nostro Cantone?
DF: Ci sarebbero da dire tante cose, ma qui lo spazio è insufficiente. In estrema sintesi metterei in evidenza quanto segue:
1) oggi la scuola media è evidentemente inadeguata alle esigenze della situazione sociale e lo si constata sia nella formazione professionale che nelle scuole medie superiori;
2) bisogna salvaguardare un suo importante obiettivo, l’integrazione, ma evitando di demonizzare la selezione, che comunque avviene, a causa di fattori esterni alla scuola;
3) più concretamente la scuola media odierna domanda troppo a chi fa più fatica (faccio solo un esempio, l’apprendimento delle lingue) e troppo poco a chi invece ha tanti talenti (che impara a conseguire apparentemente ottimi risultati senza fare una grande fatica);
4) con mio stupore, mentre il progetto intercantonale HarmoS prevede una conclusione della scuola dell’obbligo differenziata per chi seguirà una formazione professionale e per chi invece passerà alle medie superiori, nel Ticino non se ne parla neppure.

FDM: Cosa pensa sulla presenza dei crocefissi nelle scuole?
DF: Se nelle scuole del Cantone è bene che ci sia l’immagine di Stefano Franscini, non guasta certamente neppure il Crocifisso, segno di una delle radici fondamentali della nostra civiltà europea. Non si educa dimenticando le proprie origini.

FDM: Che cosa pensa del movimento ecclesiale Comunione e Liberazione?
DF: Notoriamente appartengo al movimento. Per me è stato e continua ad essere un ambito di educazione alla fede, in cui vivere una concreta esperienza di chiesa; è anche un ambito che mi ha spalancato gli orizzonti e mi richiama ad aver uno sguardo positivo sulla realtà. A chi ci attacca direi sempre una sola cosa: vieni e vedi, prima di lasciare spazio ai pregiudizi.

FDM: Quando sarà nominato da Roma il nuovo vescovo di Lugano?
DF: Non lo so.

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