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Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha chiesto udienza al Parlamento europeo per dare la sua spiegazione ai testi di legge per i quali è accusato di sabotare la democrazia nel suo paese. Dopo aver fortemente limitato la libertà di stampa, il premier intende ora avere il controllo della banca centrale del suo paese.

Cosa può fare la Commissione europea di fronte alla minaccia della perdita d’indipendenza dell’istituto finanziario ungherese? Il direttore del centro europeo di scienze politiche Renaud Dehousse cerca di dare una risposta.
Qui di seguito riportiamo alcuni passaggi dell’intervista che ha rilasciato al giornale francese Le Nouvel Observateur.

“Orban non va unicamente per fare ammenda. Nella sua volontà di salire in tribuna al Parlamento europeo c’è una forma di sfida – sostiene Dehousse – Al contempo una provocazione e un messaggio di politica interna destinato all’Ungheria.
… Le istituzioni europee hanno reagito tardi. Una cautela giustificata anche da ragioni storiche. Dieci anni fa il Consiglio dell’Unione europea si era espresso per condannare l’entrata nel governo austriaco del partito di estrema destra di Jorg Haider.
Siccome poi non era successo niente, l’Europa ha lasciato perdere questo genere di iniziative e ha rinunciato ad adottare un simile comportamento contro il premier Orban.
C’è anche una motivazione politica. L’Europa è tendenzialmente di destra e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e Viktor Orban fanno parte del medesimo partito, il Partito popolare europeo. Non vi sarebbe una collusione che fa pensare che si tende a proteggere Orban, ma si può immaginare che se il premier ungherese fosse di un’altra formazione politica le reazioni sarebbero state più rapide.

Questo caso non ha qualcosa di eccezionale. Ogni anno decine di procedure simili sono avviate contro gli Stati membri dell’UE.
Il loro difetto è la lentezza. In genere si devono contare due anni prima che vengano concluse, ossia prima che arrivino alla Corte europea di giustizia. Il loro effetto dipende dal paese in questione. Alcuni Stati ritengono una vergogna essere nel mirino delle istituzioni europee, altri invece ne fanno motivo di vanto.
Quel che rende efficaci queste procedure è che conducono a sanzioni finanziarie. Questa è la vera arma dell’Europa. Viktor Orban ha bisogno di soldi, tra i 15 e i 20 miliardi di euro. Le difficoltà della sua economia dovrebbero portalo alla ragione.

Le competenze di Bruxelles sono limitate. Si può intervenire solo se vi è violazione del diritto comunitario. Il progetto di legge di Orban riguarda l’abolizione dell’indipendenza della banca centrale ungherese e la libertà di espressione della stampa.
La Commissione europea ha un margine di intervento molto limitato. L’unica maniera di piegare la volontà di Viktor Orban sono, come detto, le sanzioni economiche.”