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16’000 mila franchi! Ecco quanto ho ricevuto dalla politica nel 2010. Questo importo è comprensivo del lavoro in due commissioni, della partecipazione (effettiva e comprovata sempre con la firma) ai dibattiti in Gran Consiglio, della redazione effettiva di rapporti e della copertura parziale del costo delle trasferte da Cavergno a Bellinzona.
Per contro, ogni altra attività che un parlamentare è chiamato a svolgere, dalla lettura del cospicuo materiale che settimanalmente riceve, agli approfondimenti personali, alla partecipazione ad assemblee, associazioni e via discorrendo, nonché la stesura di articoli, ma anche incontri (numerosi) con tutti quanti lo chiedono, è gratuita.
L’impegno richiesto anche solo per svolgere bene l’attività in Gran Consiglio, lo stimo in media a due giornate settimanali, perlomeno per un capogruppo che desidera essere minimamente in chiaro su quanto gli ruota attorno.

A questo, potrei aggiungere le varie attività collaterali, che per me sono comunque parte integrante del mio impegno politico e soprattutto di partecipazione alla collettività. Tra queste: la presidenza del PPD distrettuale, la presenza nell’Ufficio presidenziale cantonale, nel Consiglio comunale del mio Comune, nel Consiglio direttivo dell’Associazione dei Comuni valmaggesi, nella Fondazione Valle Bavona e nel suo Gruppo operativo, nei comitati di Ficedula e Pro Natura ecc.
Tutte attività gratuite, dalle quali non si ricevono né mandati, né tanto meno prebende o favori ma, anzi, spesso si è chiamati personalmente alla partecipazione per coprire qualche spesa o sponsorizzare qualche attività.

La situazione che ho appena descritto non è comune a tutti i colleghi, ma certamente a parecchi di loro, così come è comune a molte persone che si impegnano negli enti locali, in particolare negli esecutivi, dove la retribuzione è in generale poco più che un pro forma (tranne a Lugano, dove l’impiego politico in Municipio corrisponde ad un “modesto” salario di 8’000 franchi al mese, più o meno quello che la maggioranza degli altri municipali ticinesi prendono forse in un anno!).
Non di rado questi impegni creano anche qualche problema personale, perché riuscire a conciliare tutto questo con la propria attività lavorativa, la sfera privata e ritagliarsi ogni tanto la necessaria tranquillità (che ognuno di noi ha bisogno), è difficile per non dire impossibile.
Inoltre, sei pur sempre un personaggio pubblico, e alla mezza che fai, anche se piccola e in altri contesti irrilevante, il giorno dopo stanne sicuro che ti ritrovi “dipinto” sulla stampa e nei social network, spesso apostrofato gratuitamente, in modo anonimo e anche cattivo.

Venirci a dire che non abbiamo aderito alla richiesta di rendere pubblici i nostri salari, perché abbiamo chissà cosa da nascondere, è una provocazione inaccettabile e direi anche offensiva nei confronti di chi svolge questa attività con onestà e serietà!
Su una cosa però Stojanovic ha sicuramente ragione e troverebbe certamente maggiore adesione. La politica è indiscutibilmente invischiata con lobby e poteri economici, basti guardare cosa capita a livello nazionale dove la connivenza tra interessi delle casse malati, delle farmaceutiche, della sanità in generale, delle aziende dell’energia, delle banche ecc con il Parlamento e i partiti (anche quello socialista), esiste eccome e non sempre è pulita e sana per la democrazia.
È lì, semmai, caro Stojanovic, che dovresti tentare di metter becco, magari interpellando il popolo, visto che neppure i tuoi rappresentanti socialisti sembrano avere una gran voglia di aprire i cassetti e svuotarli sotto la bella e chiara luce del sole.

Fiorenzo Dadò, capogruppo PPD in Gran Consiglio