Riportiamo alcune interessanti dichiarazioni che il banchiere Oswald Grübel, ex CEO di UBS, ha rilasciato al TagesAnzeiger sulle drammatiche vicende che coinvolgono l’antica Banca Wegelin e altre banche svizzere.

Alla domanda, che cosa significhi il caso Wegelin per la piazza finanziaria Grübel risponde: “Se non si trattasse della più antica banca svizzera pochi si interesserebbero a questa vicenda. In fondo è una banca piccola. Il caso è tuttavia significativo, perché spazza via l’argomento – messo avanti soprattutto dagli istituti piccoli – che il grave contenzioso con gli USA riguarderebbe soprattutto le banche più grandi, cioè l’UBS e il Credito. Il caso Wegelin dimostra che i tempi in cui le banche potevano “vendere” il segreto bancario come protezione per clienti desiderosi di evadere il fisco sono tramontati per sempre. Non solo. Dimostra anche che esse debbono rispettare le leggi dei paesi esteri, anche se in quei paesi non hanno filiali”.

Ribatte l’intervistatore: “Ma le leggi bancarie all’estero non sono sempre chiare. Gli americani, ad esempio, cambiano spesso le regole del gioco”. Risponde Grübel: “Vero. Gli americani cambiano le loro leggi e noi non possiamo farci niente. Circa il modo migliore di comportarsi negli Stati Uniti non c’è una risposta semplice. In ogni caso dobbiamo capire che certe banche – come la Wegelin – vengono attaccate perché gli americani suppongono che siano state violate le loro leggi!”

“Lei vuol dire che quelle banche, come la Wegelin, che negli anni 2008/2009 hanno acquisito i clienti americani che l’UBS aveva lasciato sono colpevoli dei loro odierni guai?”

“Certo che sì, fu una decisione gravemente imprudente. Noi dell’UBS ne fummo stupefatti”.

“L’UBS ha informato le autorità americane sulla destinazione dei conti?”

“No, assolutamente no. Oltre a noi, che le sapevamo per forza, quelle cose le sapeva solo la Finma”.

“Allora è stata la Finma?”

“Non che io sappia. E la Finma lo nega”.