La succursale UBS di Stamford nel Connecticut è oggi sulla bocca di tutti. Lì dai tardi anni Novanta – l’hanno scoperto gli investigatori americani – la banca Wegelin disponeva di un conto particolare. Com’è noto, piccole banche prive di filiali negli States possono operare sul mercato USA usufruendo dell’infrastruttura e dei servizi di banche locali o di banche estere rappresentate in America.

Il procuratore distrettuale di New York Preet Bharara ha affermato che il conto presso l’UBS di Stamford è stato usato dalla Wegelin e da altre banche svizzere per nascondere patrimoni non dichiarati di clienti americani, più di cento secondo Bharara.

La Wegelin si astiene dal commentare queste accuse. Il suo portavoce Jörg Denzler dichiara che gli avvocati della banca hanno preso conoscenza delle accuse e le analizzeranno a fondo. Sul procedimento giudiziario in corso una presa di posizione non sarebbe opportuna.

Come detto, altre banche svizzere, almeno due, sarebbero coinvolte nelle operazioni di evasione del fisco ma per il momento i loro nomi sono ignoti. Nei documenti dell’accusa si parla soltanto di “banca svizzera C” e “banca svizzera D”. Queste avrebbero usato il medesimo conto UBS di Stamford.

Ma chi sono “C” e “D”? Il giornalista in cerca di notizie presso l’ormai famoso “gruppo delle 11 banche svizzere”, che da settimane ricercano disperatamente un accordo con le autorità americane per trarsi dall’impiccio, si imbatte in un muro di silenzio. Nessuno parla. Sarà la Julius Bär, saranno le banche cantonali di Zurigo o Basilea, sarà la Banca del Liechtenstein, oppure un’altra? Non si sa. Tutte all’unisono invariabilmente dichiarano: “Vogliamo cooperare con gli USA”.

(Fonte: Tagi)