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Il recente sondaggio VIMENTIS, condotto tra oltre trentamila persone residenti nel nostro Paese, ha confermato che la politica della migrazione e dell’integrazione è al secondo posto dell’attenzione degli svizzeri.
Il Gruppo PPD alle camere federali ha discusso, aggiornato e varato la propria posizione in materia. La situazione a livello nazionale, e in particolare in Ticino, è al momento irrequieta e motivo di accese discussioni.
La primavera araba e numerose tensioni in Stati africani hanno portato migliaia di persone e famiglie a mettersi in viaggio verso l’Europa in cerca di condizioni di vita migliori. La logica conseguenza è una drastica crescita di richieste d’asilo: nel 2011 ne sono state inoltrate 22’551, con una crescita del 45% rispetto all’anno precedente.
Questa crescita di domande, per lo più dettate esclusivamente da motivi economici e quindi sempre respinte a fine procedura, sta creando problemi sia amministrativi sia di ordine pubblico. Motivi quali la ricerca di un lavoro o di una vita migliore, cosí come il fatto di essere disertori, non sono sufficienti per ricevere asilo.

Secondo il PPD, la Confederazione deve affrontare la situazione con maggiore determinazione e fermezza.
È fondamentale implementare misure per ridurre i tempi di evasione delle singole richieste, soprattutto quelle di cosiddetti “migranti economici”, per evitare tensioni con la popolazione locale e per gestire meglio i richiedenti sia in attesa di decisione sia con una negativa già cresciuta in giudicato.
In questo ambito occorre prevedere procedure speciali e super-accelerate per le persone provenienti da Stati per i quali si sa da subito che non vi sono gli elementi necessari alla concessione di asilo. Una lista di Stati e “casi modello” è già stata elaborata dai servizi competenti.

L’Ufficio federale della migrazione necessita quindi al più presto di nuovo personale, soprattutto presso i centri di registrazione (tra cui Chiasso) e nell’espletamento delle pratiche pendenti, affinché le singole procedure possano essere accelerate ed evase in tempi più rapidi.
La maggiore celerità avrà certamente effetti positivi sia sul comportamento dei richiedenti sia sull’attrattività del nostro Paese.
L’odierna lentezza è infatti opportunisticamente “sfruttata” da numerosi “migranti economici” che colgono l’occasione per passare svariati mesi (se non anni) nel nostro Paese, magari anche privando della fondamentale accoglienza altri richiedenti l’asilo che realmente ne hanno necessità.
Occorre poi un maggiore rigore e una migliore efficacia nel rimpatrio dei richiedenti cui non è stato concesso lo statuto di asilante.
In questo ambito l’attuale capacità della Confederazione è nettamente insufficiente e crea, soprattutto a danno dei Cantoni e dei Comuni, numerose tensioni nel controllo e nella gestione delle espulsioni.
Il PPD chiede quindi che la Confederazione si attivi a stipulare e implementare nuovi accordi di rimpatrio, ma soprattutto finanzi, nell’ambito dell’aiuto allo sviluppo, solo Paesi che si mostrano collaborativi nelle procedure.
La politica della migrazione deve divenire un elemento rilevante per una politica economica estera coerente ed efficace.
Per quanto attiene i comportamenti negativi di un ristretto numero di richiedenti, che tuttavia creano un disagio diffuso nella popolazione, il PPD chiede al Consiglio federale massimo rigore nel gestire queste persone.
Disturbo della quiete pubblica, consumo eccessivo di alcol e piccoli reati vanno sanzionati immediatamente e a chi si mostra recidivo è necessario limitare il raggio d’azione o la possibilità di uscire dal proprio alloggio, che, nel caso di persone con comportamenti problematici, deve trovarsi al di fuori di centri abitati.
Una misura dura, ma necessaria per garantire l’ordine pubblico e tutelare i richiedenti che non creano problemi.

Marco Romano
consigliere nazionale e segretario cantonale PPD