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Il PPD esprime grande soddisfazione per la decisione presa ieri dal Consiglio nazionale di accogliere l’iniziativa cantonale presentata da Fabio Regazzi, Paolo Beltraminelli e Giovanni Jelmini nel dicembre 2010 a nome del Gruppo PPD.

Con questa decisione, il Parlamento ha accolto le tre richieste formulate dal PPD e fatte proprie dal Gran Consiglio ticinese nel marzo 2011:
1. attenuare l’ammontare del ristorno a carico di Ticino, Grigioni e Vallese in ragione del 38.8% in modo analogo a quello pattuito con l’Austria;
2. rimediare all’assenza di reciprocità a danno dei residenti della fascia di frontiera svizzera che lavorano come dipendenti nella fascia di frontiera italiana;
3. nel caso in cui, per ragioni politiche, non si voglia chiedere la rinegoziazione dell’Accordo sui frontalieri, la Confederazione riversa al Ticino la differenza tra il ristorno tra il 38.8% concesso all’Italia e il 12.5% concesso all’Austria.

Il Parlamento elvetico ha quindi condiviso le preoccupazioni del Ticino e per la prima volta riconosce l’esistenza di un problema fiscale legato alla presenza di frontalieri fra Svizzera e Italia, che si inserisce nel contesto molto più vasto, e nel contempo complesso, dell’assistenza amministrativa in materia fiscale intervenuta dal 2008 in poi.
Con questa iniziativa cantonale, il Ticino è riuscito a indurre il Parlamento svizzero ad accettare il principio di una revisione dell’Accordo sui frontalieri, sottoscritto nel lontano 1976 allo scopo di adattarlo tenendo conto sia del punto di vista formale che sostanziale, già a partire dallo statuto di frontalierato (mutato dopo l’abrogazione del rientro giornaliero), ma anche dall’assenza di reciprocità nei confronti dei ticinesi che operano professionalmente in Italia.

La motivazione principale alla base dell’iniziativa cantonale PPD, e che ora ha fatto breccia pure al Consiglio nazionale, è però la disparità di trattamento per rapporto ad altri Cantoni. Il riferimento va in particolare all’Accordo sulle imposte alla fonte rinegoziato con l’Austria nel 2006, che prevede un’aliquota al 12.5% contro il 38.8% che il Ticino deve riversare all’Italia, corrispondente a ca. 50 mio. di franchi all’anno (dall’entrata in vigore dell’Accordo sui frontalieri il Ticino ha versato ai Comuni di frontiera italiani oltre 1 miliardo di franchi!).
Con la decisione adottata ieri, anche il Parlamento svizzero ha accettato il principio di una revisione in senso meno discriminatorio per il nostro Cantone della quota di ristorni delle imposte versate dall’Italia.
Per queste ragioni, l’iniziativa cantonale proposta dal PPD poggia su validi argomenti per pretendere dalla Confederazione l’apertura di trattative volte a rinegoziare con l’Italia, analogamente a quanto avvenuto con l’Austria, l’Accordo del 1974, oramai ampiamente superato e chiaramente discriminatorio.
Il PPD auspica infine che il Consiglio federale intervenga nelle trattative con l’Italia coinvolgendo quanto prima il Cantone Ticino.