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La Consigliera federale Doris Leuthard, scesa a Lugano la scorsa settimana, ha dichiarato che “il secondo traforo del Gottardo non è mai stato un tabù”.
Ci sia consentito dubitarne
.

Il completamento del tunnel autostradale del San Gottardo non sarà forse tabù ma di certo, fino a poco tempo fa, era considerato a Berna un’ipotesi a dir poco fantasiosa e non un progetto concreto su cui lavorare.
Il Consiglio federale non l’ha mai preso seriamente in considerazione se non all’ultimo momento.
Poi, col passar del tempo, gli argomenti che venivano addotti a favore dell’ipotesi, deleteria per il Ticino, della chiusura per tre anni del traforo, si sono squagliati uno dopo l’altro.

Si diceva: il Ticino non rimarrà isolato, ci saranno le misure d’accompagnamento. Anche alla libera circolazione delle persone ci sono le misure d’accompagnamento e si è visto come è andata a finire.
Si diceva: si potrà spostare efficacemente il traffico dalla strada alla ferrovia durante i lavori di risanamento.
Poi ci si è accorti che sulla ferrovia (pur considerando il tunnel di base Alptransit Gottardo) non c’è nemmeno lontanamente la capacità necessaria per effettuare tale trasferimento.
Il risultato dei tentativi di trasferimento sarebbe la formazione di una monumentale coda di autocarri da Biasca (sede dell’ipotetica stazione di trasbordo) a Chiasso.
Per costruire la stazione di trasbordo di Biasca, inoltre, si devasterebbe il territorio (altro che “vantaggi turistici”!), all’operazione non parteciperebbe una ditta ticinese che sia una (AlpTransit insegna). Inoltre la realizzazione della gigantesca infrastruttura suonerebbe la campana a morto per l’autostrada viaggiante da confine a confine: se infatti c’è già una stazione di trasbordo a Biasca, nessuno a sud di Chiasso si sognerebbe di costruirne un’altra a poche decine di Km di distanza: nemmeno con i soldi svizzeri (perché va sempre a finire così).
E si spera che nessuno pensi seriamente che in Ticino, come pure nel Canton Uri, si sia disposti a credere alla storiella delle stazioni di trasbordo temporanee, che verrebbero smantellate una volta risanato il Gottardo. Per realizzare queste megastrutture si spenderebbe mezzo miliardo, più 70 milioni all’anno di gestione. E dopo tre anni mandiamo le ruspe?

Tanto più che le gigantesche stazioni di trasbordo nessuno le vuole in casa propria: nel Canton Uri ed in Ticino già si affilano le armi legali dei ricorsi e dei controricorsi nel caso in cui…
E sappiamo benissimo cosa questo possa significare sotto l’ottica dei costi e della tempistica.
A ciò va aggiunto il problema della sicurezza delle gallerie stradali. E purtroppo la tragedia di Sierre, verificatasi oltretutto in un tunnel monodirezionale, è un drammatico monito che nessuno può permettersi di ignorare. Immaginiamo cosa sarebbe potuto succedere in una galleria con traffico bidirezionale lunga 16 Km come quella del Gottardo.
E’ solo dopo questi fatti che a Berna “il completamento non è più tabù”.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi