Lorenzo Quadri è uno dei giovani leader della Lega. Redattore del Mattino della Domenica, municipale a Lugano e consigliere nazionale, ben noto e temuto per le sue micidiali interrogazioni parlamentari, Quadri ha visto la sua stella politica salire sempre più in alto nell’arco di 15 anni.

Intervistato da Francesco De Maria, egli si esprime con franchezza sull’ascesa della Lega, sulla crisi della vecchia partitocrazia, sul PLR, sull’indipendenza (o meno) della magistratura e sulla futura “battaglia per Lugano” nelle comunali del 2013.


La seconda e ultima parte dell’intervista sarà pubblicata domani, giovedì 12 aprile, nel pomeriggio.


Francesco De Maria On. Lorenzo Quadri, ricordo nel “Mattino” la Sua divertente rubrica “Les Fleurs du Tribunal”. Che anno era? Ne ha fatta di strada, da allora!

Lorenzo Quadri Beh, la rubrica in questione non è solo un ricordo, dal momento che prosegue tutt’ora… quando l’ho cominciata ero ancora studente universitario, probabilmente eravamo attorno al 1996; quindi sono passati già una quindicina d’anni.

Ci descriva quelle che sono state ai Suoi occhi le tappe fondamentali dell’ascesa della Lega, sino all’attuale posizione di maggioranza relativa in Governo.
LQ Le tappe di ascesa di un movimento politico si misurano in risultati elettorali e non sono, quindi, un elemento soggettivo. Si può dire che per la Lega c’è stata una prima fase di nascita “col botto”, all’inizio degli anni 90, una fase di stagnazione all’inizio degli anni 2000 e poi una grande ripresa a partire dal 2007, culminata nel 2011 con il raddoppio in Consiglio di Stato e in Consiglio nazionale, e consolidatasi lo scorso primo aprile anche nei Comuni, con un importante aumento dei rappresentanti leghisti sia negli Esecutivi che nei Legislativi.

Nella Lega sorgente ebbe un posto di primo piano un personaggio eccessivo e sanguigno oggi quasi dimenticato. Lo vuole ricordare per noi?
LQ Ho conosciuto poco Flavio Maspoli. Io sono entrato nella politica attiva nel 2003, quando lui ne è uscito. Da quel poco che ho potuto vedere Flavio era una bravissimo giornalista e un oratore strepitoso, purtroppo vittima delle sue debolezze. Mi è spiaciuto non aver avuto l’opportunità di imparare da lui.

Ho vissuto un’intera vita da matematico e ho amato insegnare Calcolo delle probabilità. Ebbene, io Le dico che c’era una probabilità su un milione che una cosa come la Lega nascesse, si sviluppasse e si rafforzasse sino a diventare dominante nel nostro panorama politico. Però è successo.
LQ La nascita non mi pare poi così improbabile, visto qual era il contesto politico ticinese a fine anni 80 e visto cosa stava succedendo in Italia (ascesa della Lega Nord). Sulla durata e sul raggiungimento della maggioranza relativa in governo posso concordare con Lei. Evidentemente si è riusciti ad imbroccare quell’unica probabilità…

Le faccio la domanda che da tanto tempo non mi lascia dormire. Come mai quei partiti che hanno perso anche la camicia non sono mai riusciti a capire la Lega?
LQ Preferisco evitare di sottovalutare eventuali possibilità di recupero di partiti usciti perdenti negli ultimi anni. Più che la Lega in sé, questi partiti non hanno capito, secondo me, la necessità della Lega. Queste forze politiche, guidate da “privilegiati” e chiuse in se stesse, hanno sempre creduto che il loro piccolo mondo di benessere corrispondesse ancora alla quotidianità della maggioranza dei ticinesi, arrivando al punto di negare la realtà in nome di una prospettiva diventata obsoleta. L’elettore abbandona la forza politica in cui non si riconosce più.

Dal 2006 – anno in cui è scattato l’attacco a Marina Masoni e all’ala liberale – al 2011 si può affermare che il PLR si è rovinato con le sue stesse mani consegnando la vittoria alla Lega? Oppure ci sono altre ragioni più decisive?
LQ Certamente il PLR ci ha messo del suo. Ma ci sono altri motivi. Il Ticino negli ultimi anni ha subito cambiamenti enormi. Non certo in meglio. A cominciare dalla messa in pratica della libera circolazione delle persone, che ha portato alla nota invasione di manodopera a basso costo in arrivo da Oltreconfine che soppianta quella residente, ed ha portato pure a un’impennata della criminalità. Proprio come aveva previsto la Lega. Era chiaro che chi, come il PLR, la libera circolazione delle persone l’ha sempre difesa a spada tratta, accusando quanti la pensavano diversamente di essere dei beceri populisti, ed arrivando addirittura a profferire scempiaggini del calibro “i giovani ticinesi potranno trovare lavoro in Italia”, avrebbe pagato pegno.

Lei ha studiato giurisprudenza e sicuramente con profitto. Mi spieghi perché con gli strumenti legali e le denunce non si è mai riusciti a fermare la Lega.
LQ Semplicemente, perché la Lega non è un Movimento delinquente. Le denunce contro la Lega risultate fondate, peraltro pochissime e tutte per reati d’opinione, hanno seguito il loro corso, non di rado con rapidità sospetta; e le persone riconosciute colpevoli hanno saldato il debito con la giustizia. Io piuttosto mi scandalizzerei dei biechi tentativi di strumentalizzare la Magistratura a fini partitici, contro l’avversario politico inteso come il nemico da abbattere. Se ne sono visti parecchi negli ultimi vent’anni diretti contro la Lega; alcuni sono in corso tutt’ora, peraltro senza successo, da parte di gruppuscoli di moralisti a corrente alternata che contano tra i propri membri, e qui come giurista non posso che rimanere molto perplesso (eufemismo), sedicenti luminari del diritto.

Che cos’è il “politicamente corretto”?
LQ Uno strumento ipocrita, utilizzato da certa parte politica per criminalizzare l’avversario e far passare idee volte allo sfascio delle nostre prerogative, delle nostre peculiarità e, di conseguenza, del nostro benessere, della nostra sicurezza e della nostra indipendenza, sfruttando sensi di colpa immotivati e autoindotti. Da scardinare.

Ci racconti una Sua giornata tipo, da redattore-municipale-consigliere nazionale.
LQ Ogni giornata è diversa dall’altra nei contenuti, ma non nella struttura: mi alzo, lavoro, vado a letto. Il tempo libero è ormai pressoché inesistente.

In Municipio Lei, tra l’altro, è titolare del dicastero del Turismo. Quali sono i punti di forza della Lugano a vocazione turistica? Quali le debolezze? Lei ha un piano per il rilancio turistico della grande Lugano? In particolare, si costruirà un nuovo Palazzo dei congressi?
LQ E’ impossibile rispondere in poche righe ad una domanda del genere, che potrebbe essere, già da sola, tema di una lunga intervista. Diciamo che a Lugano c’è tutto, ma in piccolo. Un’offerta così differenziata è una forza perché permette di venire incontro un po’ a tutti i gusti, ma contemporaneamente una debolezza poiché manca una vocazione chiara. Certamente ho dei progetti, che non si concretizzano dall’oggi al domani; ma ho promosso la creazione di un vero e proprio dicastero turismo per poterli trasformare, gradualmente, in realtà. E’ una sfida difficile, le aspettative sono alte e non ci si può premettere di sbagliare. Un nuovo Palazzo dei congressi – più grande, più bello e più “tecnologico” – mi piacerebbe anche, per quanto quello attuale sia comunque adeguato alla piazza luganese. Ma il costo dell’operazione (nuova struttura, prolungamento della funzionalità del palazzo attuale fino all’entrata in servizio di quello nuovo, bonifica dell’area dismessa) navigherebbe attorno ai 180 milioni di Fr, tutti a carico del contribuente luganese. Di fatto un secondo polo culturale. E’ il caso?

(Fine della prima parte)